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La carta debito fiume anche senza il sì tedesco

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Debito pubblico a tutto gas contro il Coronavirus. La Francia si muove senza aspettare più il sì della Germania mentre l’Italia resta ferma. Paolo Panerai, su ‘Milano Finanza’, dà una interpretazione autentica della proposta di Mario Draghi.  L’ex presidente della Bce (Banca centrale europea) ha lanciato un progetto dirompente per affrontare le conseguenze economiche disastrose del Covid-19.

Ha proposto, come in guerra, di portare anche alle stelle il debito pubblico per difendere l’occupazione, scongiurando il fallimento delle fabbriche e delle aziende di servizi. Per l’ex presidente della Bce occorre un immediato intervento dei governi europei perché «i costi dell’esitazione potrebbero essere irreversibili».

In sintesi: la cassa integrazione e le varie forme di sussidi per chi rimane disoccupato sono fondamentali, ma senza ingenti risorse destinate a salvare le imprese dalla bancarotta, ogni intervento assistenziale rischia di essere un surrogato inefficace.  Con il crac delle imprese alla fine esploderebbe la disoccupazione di massa. La gran parte delle aziende italiane (dall’industria al turismo, dal commercio ai servizi) ora sono chiuse per contenere ed arrestare il contagio da Covid-19. Marciano a pieno ritmo solo le imprese alimentari, farmaceutiche e quelle legate al settore sanitario. Sono anche chiusi tutti i negozi esclusi gli alimentari, le farmacie, i tabaccai e le edicole. Per l’Italia è un danno enorme: circa 160 miliardi di euro al mese con dirompenti effetti sociali.

Emmanuel Macron ha immediatamente raccolto il consiglio di Draghi. Il titolo dell’articolo di Panerai già dice tutto: «Macron segue Draghi, Conte cosa aspetta?». Il direttore di ‘Milano Finanza’ ha annunciato e analizzato la grande novità: il presidente della Repubblica francese, senza aspettare ancora l’Europa e la Germania, ha concesso alle imprese d’Oltralpe «con corsia veloce fino a 300 (dicasi 300) miliardi di garanzie attraverso la banca pubblica Bpifranc».  La strada è aperta: «L’Italia può emettere tutto il debito di guerra che vuole. La Bce comprerà tutti i titoli, magari trentennali». L’Italia, ha scritto Panerai, «può fare altrettanto» utilizzando la Cassa depositi e prestiti (Cdp). La sollecitazione al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro del Tesoro Roberto Gualtieri è ad agire con «più coraggio e più rapidità, come l’alleato Macron».

Già, Macron il 26 marzo ha appoggiato al Consiglio europeo la proposta di Conte di emettere Coronabond comuni  per finanziare le spese sanitarie e i costi per la ricostruzione del sistema produttivo. Con Conte, a favore di titoli di debito comuni europei, si sono schierate anche altre otto nazioni, ma Angela Merkel ha pronunciato un secco no. Immediatamente anche l’Olanda, secondo la tradizione si è posta sulle posizioni di intransigente rigore finanziario della Germania. Così il Consiglio europeo si è concluso con un nulla di fatto nonostante l’urgenza di dare una risposta alla devastazione umana, sociale ed economica causata dalla pandemia in Europa. I 27 paesi della Ue, nonostante l’emergenza, hanno preso due settimane di tempo per trovare una soluzione allo stallo.

Ora la palla passa all’Eurogruppo. Il 7 aprile c’è la riunione dei 19 ministri delle Finanze di Eurolandia per decidere quale strada imboccare. Probabilmente, però, ci sarà un nuovo no della Germania e degli altri paesi europei del nord, i più ricchi, autodefinitisi «frugali». Macron ha deciso di non aspettare più e ha messo mano a una potente manovra finanziaria nazionale per salvare le imprese e l’occupazione in Francia. Nessuna regola europea è violata. La Bce, davanti all’emergenza Cociv-19, ha deciso dopo qualche incertezza l’acquisto illimitato di titoli del debito pubblico dei vari paesi. E i 19 paesi di Eurolandia, sempre per l’emergenza pandemia, hanno deciso la sospensione del Patto di stabilità sulla moneta unica.


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