Grave lutto nel mondo del giornalismo: è morto a 79 anni Giulietto Chiesa. Avrebbe compiuto gli 80 anni il prossimo settembre. Il decesso è stato annunciato su Twitter da Vauro Senesi: “Giulietto Chiesa è morto. Non riesco ancora a salutarlo. Ricordo i suoi occhi lucidi di lacrime, a Kabul, davanti a un bambino ferito dallo scoppio di una mina. E’ morto un uomo ancora capace di piangere per l’orrore della guerra. I suoi occhi sono un po’ anche i miei”. Giulietto Chiesa, oltre ad essere un volto noto della tv per le numerose ospitate in programmi vari, è stato corrispondente da Mosca per i quotidiani L’Unità e La Stampa, ed inoltre, ha lavorato per i telegiornali di casa Rai, Tg1 e Tg3, nonché per il Tg5, il telegiornale di Canale 5. Considerato uno dei massimi conoscitori della Russia, ha scritto diversi libri riguardanti la vecchia Unione Sovietica e la più recente Russia di Putin. Alla famiglia di Giulietto Chiesa l’abbraccio del direttore del nostro quotidiano, Alessandro Cardulli, e la partecipazione al cordoglio della redazione. Qui di seguito un ricordo di Giulietto Chiesa di Alfiero Grandi.
“Conoscevo Giulietto Chiesa dai tempi della comune militanza nella Federazione Giovanile Comunista, più di mezzo secolo fa. La sua morte inaspettata lascia sgomenti. Giulietto era un compagno intelligente e attento, cercava la natura profonda degli avvenimenti, soprattutto dei movimenti, nelle diverse fasi storiche. I movimenti di lotta in Italia e nel mondo erano oggetto della sua attenzione ed erano vissuti sempre con grande partecipazione, a volte con una vera propria immedesimazione. Non era un osservatore distaccato. Nel ricordo delle sue qualità politiche e umane entrano anche le diversità, che tra noi ci sono state in alcune occasioni importanti ma sempre gestite come un confronto, magari accalorato, tra opinioni diverse. Ad esempio nella Fgci era tra i sostenitori del suo superamento nel movimento giovanile, ero contrario: aperti sì ma sciolti no. Abbiamo discusso con accenti diversi sul ruolo che dovevano svolgere i movimenti di liberazione nazionale, che spesso davano origine a forme di partito unico. Per me i riferimenti ineliminabili erano democrazia e Costituzione. Le reciproche diversità sono sempre state rispettate perché l’obiettivo era discutere e discutere e discutere, consapevoli che elementi di verità erano anche nelle altre posizioni. Per questo in alcune fasi ci siamo ritrovati dalla stessa parte, altre no. Gli impegni diversi del resto ci hanno divisi fisicamente per decenni. Ricordo la sua scelta improvvisa e straordinaria di candidarsi al parlamento europeo in un paese baltico ex sovietico per richiamare l’attenzione sulla discriminazione che stava subendo la minoranza russofona (30%) che certo in precedenza era stata dominante ma ora rischiava di perdere i più elementari diritti politici, con l’obiettivo di spingerla ad andarsene. Questa era la sua forza: la capacità di andare contro corrente per difendere diritti fondamentali, per combattere ingiustizie. Ci sono battaglie di valori che vanno fatte comunque, senza farsi condizionare dalle convenienze personali ed immediate. Giulietto era così, per questo lo stimavo anche quando avevamo opinioni diverse. Negli ultimi anni era comune il desiderio di una nuova sinistra capace di rappresentare con idee nuove le classi subalterne, il loro farsi classe dirigente, purtroppo senza risultati apprezzabili. Mi mancherà l’amico, il compagno, la persona con cui si poteva essere d’accordo o dissentire ma sempre con rispetto ed affetto. Purtroppo come sappiamo in certi casi le diversità hanno interrotto i rapporti personali, con Giulietto non era così. Ciao Giulietto mancherai ai tuoi cari, a cui vanno le più vive condoglianze, ai compagni, agli amici. Alfiero Grandi”.