Come non segnalare una nuova edizione di Io sono leggenda di Richard Matheson? Giancarlo De Cataldo ne scrive una bella postfazione e Giovanna Scocchera traduce ottimamente questo capolavoro della narrativa fantastica, libro che non teme di stare tra i grandi della letteratura contemporanea (Mondadori, Oscar Cult, pp. 204, euro 13, 2020). L’americano Matheson (1926 – 2013) è stato capace di muoversi con la stessa abilità tra la narrativa lunga e quella breve, scrivendo tantissimo, anche per lo schermo, e sempre con qualità. Come non ricordare fra i suoi romanzi Tre millimetri al giorno e Io sono Helen Driscoll o racconti come Duel, che lanciò Steven Spielberg nel firmamento del cinema? Matheson è stato uno scrittore inclassificabile, bravo a contaminare la narrativa di genere, sia essa fantascienza, thriller ed horror. Un autore che ha avuto la capacità di raccontare l’angoscia che pervade la nostra vita, di far vedere l’orrore tra le mura domestiche. Ad una domanda (Ma tu ci credi o no nei vampiri?) fatta in occasione dell’uscita del romanzo vampirico Ho freddo (Gargoyle 2008), così aveva risposto l’autore, Gianfranco Manfredi: “Per citare una celebre battuta di Dracula, la forza dei vampiri è che nessuno ci crede. Io aggiungerei: nemmeno quelli che scrivono libri di vampiri. Sarebbe infatti piuttosto ingenuo pensare che gli scrittori horror credano davvero a vampiri, licantropi, mummie reviviscenti e altre consimili creature. Però non c’è romanziere che non creda alla forza dell’immaginazione, altrimenti tradirebbe la sua stessa vocazione, che è quella di inventare storie.” E per chi se non per Matheson potrebbe valere questa risposta? Era il 1954 quando apparve I am legend, con cui lo scrittore americano rivisitava il mito del vampiro alla luce della scienza e delle inquietudini umane: la diffusione incontrollata di nuove contagiose malattie. Ha scritto Ramsey Campbell nell’Introduzione al bellissimo volume He Is Legend: An Anthology Celebrating Richard Matheson, (in italiano Lui è leggenda, Millemondi Urania, Mondadori, 2011): “Quel romanzo non solo rivoluzionò il tema del vampiro, rappresentando il vampirismo come un fenomeno in crescita esponenziale (…) ma trasformava l’intero mondo del protagonista in un incubo che veniva portato avanti per tutta la lunghezza del libro.” Contro l’addomesticamento dell’orrore, fatto dai romanzi per young adult, il miglior antidoto sono quelli irriducibili, quelli perturbanti che interpretano il disagio esistenziale, il vuoto di riferimenti, l’atrocità della sur-modernità e svelano gli inganni del turbocapitalismo e il torpore di un immaginario colonizzato da decenni di industria culturale. Con Io sono leggenda, Matheson evoca l’orrore più profondo in agguato dietro la facciata del quotidiano, svelando le paure celate dietro le porte delle villette unifamiliari, o degli anonimi appartamenti di città. Il romanzo è così noto (anche per l’omonimo film di qualche anno fa interpretato da Will Smith) che si ha quasi vergogna a tracciarne un minimo di storia. Racconta la vita dell’ultimo uomo sopravvissuto a un’epidemia che ha trasformato l’umanità. “Nei giorni di cielo coperto Robert Neville non era mai sicuro del tramonto del sole e capitava che loro uscissero in strada prima del suo rientro.” Loro sono uomini divenuti vampiri. Tutti gli abitanti sulla Terra lo sono. Tranne uno, Neville, il diverso, il mostro perché unico, la “leggenda” appunto, l’ultimo uomo sopravvissuto, che vive una vita apparentemente normale, fatta di pulizie casalinghe, musica, letture e alcol, in cui annegare il dolore per la perdita dei propri cari. Di giorno Neville è impegnato nella caccia. Di notte si rintana in casa. Appena il sole cala i vampiri lo assediano, vogliono il suo sangue. Lui li tiene lontani con le armi della tradizione: aglio, croce, specchi, paletti. All’alba è lui a mettersi in moto. Inizia a lavorare, si scatena per uccidere i non-morti. Neville con ferocia esegue il compito che si è prefisso, la distruzione totale delle immonde creature delle tenebre. Non c’è pietà. Quelli che furono vicini, amici, amori tutti devono morire. Ma vuole anche sapere. Perché l’umanità si è trasformata? Tra violenza e indagine va avanti la vita di Neville. Solo un cane lo aiuta ad alleviare la solitudine – “Perché voleva il cane, ne aveva bisogno.” Poi il ciclo ricomincia: di nuovo nella casa fortezza. All’infinito? Scritto in un linguaggio asciutto e scarno, Io sono leggenda è un libro sull’angoscia della solitudine, sulle paure che ci attanagliano, sul ricordo, su ciò che si è perso, sulla natura umana. Indimenticabile.