I casi di Covid-19 nel mondo hanno superato la cifra di 2,4 milioni, con 165.000 decessi (di cui 100.000 in Europa) e 620.000 guariti. A un mese dai primi ordini di quarantena, gli Stati Uniti restano il Paese più colpito in assoluto: oltre 40.000 decessi e 755.000 contagi confermati.
Emergono però studi che suggeriscono la scarsa attendibilità di tali cifre, al ribasso con un fattore di 50, per via dei pochi test condotti (150.000 al giorno, quando ne servirebbero almeno mezzo milione, spiegano gli esperti) e dell’alta presenza di soggetti asintomatici. In ogni caso manca ancora una strategia federale a livello sanitario e politico, persiste il caos sulle iniziative a tutela prima della popolazione e poi dell’economia. Ovvio il profondo scollamento tra le autorità di Washington e il Paese reale, ricco di episodi che non sono altro che la punta dell’iceberg di quanto sta accadendo sul territorio.
Cresce la pressione di Trump e dei Repubblicani per “riaprire” il Paese (molto più cauto Biden), pur se nella discrezione delle autorità locali, quindi con le stesse contraddizioni viste finora. Idea che però va contro il parere degli esperti sanitari, tra la perdurante penuria di test e il mancato tracciamento dei contagi, priorità assolute per evitare nuove impennate nella diffusione del virus. Si stima che gli americani contagiati finora siano tra il 3 e il 10 per cento della popolazione (quasi 330 milioni), la cui quasi totalità rimane pur sempre a rischio anche nel prossimo futuro, almeno fino alla messa a punto di un vaccino.
Ma gli ultimi tweet di Trump per “liberare” i singoli Stati servono solo a rafforzare la sua base elettorale, rifattasi viva con manifestazioni contro la chiusura in Michigan sotto l’egida del redivivo Tea Party (in provocatoria violazione del social distancing in vigore, subito bollati come #covidiots). Al pari dei briefing quotidiani oramai sfociati in plateale propaganda. Obiettivo complessivo è risalire dal calo di approvazione, ora al punto più basso del 43% , e garantirsi così la rielezione a novembre. Anche se il tutto rischia di tramutarsi in un boomerang, visto che montano le accuse a Trump di fomentare apertamente queste proteste. E ieri vari governatori hanno rispedito al mittente queste sue spinte premature, mentre un sondaggio… continua su vociglobali