Gli attivisti di Baobab experience scrivono al ministro della Salute: “Abbiamo ricevuto molte rassicurazioni e promesse, ma sono state messe in sicurezza solo 10 persone”. Medu: Serve intervento complessivo per gli 8000 senza dimora a Roma”. Amnesty “Diritto alla salute e a un alloggio dignitoso è un imperativo sociale”
ROMA – “Non possiamo continuare ad assistere inerti a un rimpallo di responsabilità tra i diversi livelli di governo, nazionale e locali, come quello di questi giorni tra Comune di Roma e Regione Lazio, in cui l’uno invita l’altra ad attivare screening sui senza fissa dimora di Tiburtina, senza impegnarsi nell’identificazione immediata di luoghi di accoglienza, e l’altra risponde dichiarando di provvedere già a un’assistenza alla quale Baobab Experience, presente tutti giorni sul territorio, non ha mai avuto la fortuna di accedere”. Lo mettono nero su bianco gli attivisti di Baobab experience in una lettera indirizzata al ministro della Salute Roberto Speranza, per richiamare l’attenzione sulla delicata condizione di chi vive in strada in questo periodo di emergenza sanitaria.
Nei giorni scorsi la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha chiesto al governatore del Lazio Nicola Zingaretti di attivarsi per effettuare tamponi alle persone senza dimora, a cominicare da quelle che gravitano intorno alla stazione Tiburtina. L’obiettivo, spiega la sindaca, è tutelare la salute dei cittadini. Ma l’iniziativa del Campidoglio non è piaciuta alle associazioni che da settimane sono attive sul campo per la prevenzione da contagio e lo screening delle persone che vivono in strada a Roma. In particolare, come ha spiegato Alberto Barbieri, coordinatore di Medu, “finora non ci sono stati focolai anche perché le associazioni si sono attivate per una sorveglianza attiva”. Ma, aggiunge “siamo convinti che se si vuole richiamare l’attenzione sul tema si debba fare in maniera seria: bisogna comprendere che le 8000 persone senza dimora devono avere alloggi dove stare. Finché queste persone restano per strada il rischio è sempre alto: fare i tamponi ha un senso nell’ottica di una strategia complessiva di presa in carico. Al contrario si accresce solo l’allarme tra i cittadini”.
Sulla stessa scia anche i volontari di Baobab experience: “abbiamo ricevuto molte rassicurazioni e promesse, soprattutto sull’onda dell’attenzione mediatica (l’ultima ieri notte) ma al di là della battaglia di rivendicazioni, a oggi, dopo 2 esposti e quotidiane interlocuzioni con le amministrazioni competenti, siamo riusciti a mettere in sicurezza solo 10 persone – scrivono nell’appello a Speranza-. Scriviamo a Lei, in quanto ministro della Salute e perché conosciamo la sua sensibilità e attenzione nei confronti dei più deboli. In cinque anni di vita di Baobab Experience, non c’è stato modo di far comprendere alle Istituzioni la necessità di proteggere e supportare migranti e transitanti, con le ragioni della dignità della persona, invocando l’inviolabilità dei diritti umani, del diritto alla vita e alla felicità, il principio della libertà di movimento, quello di sopravvivenza. In cinque anni di appelli, testimonianze e impegno solidale in cui Baobab Experience ha provato a colmare un grave vuoto istituzionale, non abbiamo assistito a nessun passo in avanti nel riconoscimento dell’importanza umana e sociale dell’accoglienza, della messa in sicurezza e dell’integrazione dei migranti e del danno umano e sociale che derivano invece dall’ignorare, dal rendere invisibili e dal trascinare ai margini esseri umani già duramente provati”.
A questa situazione si è aggiunta l’emergenza sanitaria Covid-19, che – spiegano i volontari “con una velocità impressionante, ha tolto ogni spazio e respiro alla divaricazione di opinioni sul dovere di aiutare gli ultimi, ha sconfessato ogni legittimità alla pretesa prelazione degli uni sugli altri sancita sulla base del colore della pelle o della nazionalità, ha dimostrato come sia generale e globale ogni questione relativa alla sicurezza della persona. Ora che la responsabilità individuale e la solidarietà trasversale sono d’obbligo per ragioni di salute pubblica, abbiamo interpellato le Istituzioni – le stesse che, con misure straordinarie, esortano a restare a casa, a mantenere il distanziamento sociale, ad adottare cautele igienico-sanitarie -affinché intervenissero nel mettere in sicurezza gli individui senza fissa dimora, a tutela dell’integrità psico-fisica di chi vive in strada e della collettività tutta – concludono – . Il virus impone anche a noi volontari, di utilizzare argomentazioni e azioni diverse, di fare appello alla credibilità dell’impegno di Stato, Regioni e Comuni nel combattere la pandemia e nel tutelare la vita umana”.
Anche Amnesty Italia, con una nota ufficiale ha chiesto a Virginia Raggi, sindaca di Roma, un intervento più ampio a tutela delle persone senza fissa dimora. “L’amministrazione locale deve prevedere una presa in carico efficace dei quasi 8000 senza fissa dimora che vivono sul territorio di Roma, garantendo la possibilità di un alloggio e di accesso ai servizi igienico-sanitari di base per potersi proteggere dall’infezione da Covid-19 – sottolinea l’organizzazione – Il 4 aprile la sindaca Raggi ha proposto l’esame del tampone alle persone senza fissa dimora che vivono nell’area della capitale intorno alla stazione ferroviaria Tiburtina. Consapevoli dello sforzo portato avanti dalle amministrazioni locali nell’attuare le misure adeguate per far fronte a questa situazione di emergenza e proteggere al meglio la salute delle persone, chiediamo che queste misure tengano conto anche delle persone più fragili e che, pertanto, sia garantito loro anche un altro diritto fondamentale: quello a un alloggio adeguato. Difendere il diritto alla salute e a un alloggio adeguato per le persone più vulnerabili è un imperativo sociale anche e soprattutto nei momenti di emergenza”.