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Coronavirus. 21 aprile. 183.957 positivi, 24.648 morti, in risalita

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L’informativa di Conte alle Camere sul Consiglio europeo. Un Def da 50 miliardi mentre il Pil crolla del 15% e lo spread vola a 270 punti

Di Pino Salerno

 

Dall’inizio dell’emergenza coronavirus “non è mai stato così alto il numero di dimessi e guariti”. Lo sottolinea la Protezione Civile in una nota stampa riassuntiva dei dati odierni. A oggi, 21 aprile, il totale delle persone che hanno contratto il virus è 183.957, con un incremento rispetto a ieri di 2.729 nuovi casi. Il numero totale di attualmente positivi è di 107.709, con un decremento di 528 assistiti rispetto a ieri. Tra gli attualmente positivi 2.471 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 102 pazienti rispetto a ieri. 24.134 persone sono ricoverate con sintomi, con un decremento di 772 pazienti rispetto a ieri. 81.104 persone, pari al 75% degli attualmente positivi, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi. Rispetto a ieri i deceduti sono 534 e portano il totale a 24.648. Il numero complessivo dei dimessi e guariti sale invece a 51.600, con un incremento di 2.723 persone rispetto a ieri. In base ai dati raccolti quotidianamente dalla Johns Hopkins University i casi confermati globali di coronavirus hanno superato i 2,5 milioni. I casi confermati sono 2.501.156, con gli Stati uniti il Paese più colpito e 788.920 casi, seguiti dalla Spagna con 204.178, dall’Italia con 181-228, poi Francia, Germania e Regno Unito. Le vittime confermate sono 171.810. Confinati in casa fin dall’inizio dell’emergenza, i bambini spagnoli potranno ora uscire per accompagnare i genitori nello svolgimento di attività essenziali, come fare la spesa, comprare il giornale, andare in banca, dal medico o in farmacia. Le nuove misure, in vigore dal 27 aprile, sono state annunciate in conferenza stampa dalla portavoce del governo, Maria Jesus Montero. Rimangono vietate le uscite al solo scopo di passeggiare, ma non vengono imposti limiti di tempo per accompagnare i genitori, ha detto la Montero, ripresa dai media spagnoli. Il provvedimento è valido da 0 a 14 anni, mentre dopo questa età era già possibile uscire da soli per acquisti essenziali.

Ancora non è operativa, ma Immuni fa già discutere

Tutto nasce dai dubbi sull’obbligatorietà o meno sull’uso della app promossa dal governo per effettuare il tracciamento digitale dei contagiati da Covid-19. Sin dall’inizio, in effetti, erano stati posti come paletti l’anonimato, l’uso del bluetooth e, nodo cruciale, la volontarietà. Ma da esecutivo, Protezione civile e scienziati il pressing era stato piuttosto palese: scaricatela, sarà fondamentale per la fase 2 e per evitare nuovi focolai. Fino all’uscita ufficiale di Domenico Arcuri: “Alleggerire le misure di contenimento significa essere in condizione di mappare tempestivamente i contatti – spiega netto in conferenza stampa – L’alternativa è semplice: le misure non possono essere alleggerite e dovremo continuare a sopportare i sacrifici di queste settimane”. Poco dopo descrive come “farsa” chi etichetta la app come lasciapassare per uscire. Giuseppe Conte in Senato spiega “L’app sarà su base volontaria e non obbligatoria, faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non subirà limitazioni nei movimenti o pregiudizi”. Insomma, nessuna classificazione tra cittadini di serie di serie A e B, anche se bisogna ricordare come l’uso di Immuni sarà efficace solo se sarà scaricata da almeno il 60% dalla popolazione e sarà interconnessa al Sistema sanitario nazionale. Di certo servirà ancora del tempo per essere operativa: si prevede di dover aspettare almeno metà maggio, rispettando le norme italiane ed europee della privacy e l’eventuale l’ok dal Parlamento. Dal canto suo Conte ha ribadito come un team composto dal ministero dell’Innovazione, ministero della Salute e da esperti in sicurezza cibernetica stia affiancando Arcuri per “implementare questa applicazione nel migliore dei modi e con le più elevate garanzie”. Saranno preservati, è il ragionamento, il diritto alla riservatezza e all’identità personale, la tutela della salute pubblica e, “l’esigenza di proteggere un asset informativo di primaria importanza nella logica degli interessi strategici nazionali”.

Nella informativa alle Camere, sul Mes Conte assicura che “sarà il Parlamento ad avere l’ultima parola”

La Spagna è interessata ad un Mes senza condizionalità, ma Conte è convinto che “all’Italia serva altro”. “All’ultima riunione dell’Eurogruppo – sottolinea Conte – nel paragrafo 16, relativo all’utilizzo del Mes, è stata proposta una nuova linea di credito, chiamata ‘pandemic crisis support’ e adattata alla natura simmetrica dello shock legato al Covid-19, soggetta alla sola condizione dell’utilizzo del finanziamento per le spese sanitarie e di prevenzione, dirette e indirette. Per capire se effettivamente sarà così, bisognerà però attendere l’elaborazione dei documenti relativi ai termini di finanziamento, che verranno predisposti per erogare questa nuova linea di credito. Su questo versante mi attendo ulteriori chiare prese di posizione anche in seno al Consiglio Europeo, e in ogni caso siamo disponibili a lavorare con i Paesi direttamente interessati a questa nuova linea di credito affinché, anche in sede regolamentare, non siano introdotte condizionalità di sorta, macro-economiche o più specifiche”. Il vertice europeo di giovedì dunque non sarà risolutivo, come annuncia lo stesso premier Giuseppe Conte, ma potrebbe fare dei passi avanti molto concreti sulla nascita del Recovery Fund, il fondo per finanziare la ripresa dell’economia europea messa in ginocchio dal Coronavirus. Le proposte, inclusa quella che l’Italia ha messo sul tavolo, cominciano a convergere almeno sul ruolo centrale del bilancio Ue che farà da garanzia al fondo.  Dal vertice Conte si aspetta almeno “un indirizzo chiaro” sugli strumenti per combattere “lo shock”. Non è disposto ad accettare compromessi “al ribasso”, perché è un negoziato dove “o vinceremo tutti o perderemo tutti”. Per questo non si metterà di traverso sul Mes. Non sono mancate polemiche e tensioni dopo l’intervento di Conte. “Sull’Europa solo rinvii e nessun impegno, con l’aggravante di aver impedito un voto del Parlamento violando la legge e la preoccupazione che l’Italia porti a casa poco o niente da Bruxelles”, hanno attaccato fonti della Lega. “Oggi non votiamo per evitare che possano emergere le contraddizioni di questa maggioranza. Lei in tv dice di essere trasparente ma in realtà lavora con il favore delle tenebre, non ci faccia lezioni in tv”, ha affermato dal canto suo la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni rivolgendosi al premier. Pieno sostegno a Conte è stato invece garantito dai deputati M5s in una nota congiunta e da Luigi Di Maio: “Sosteniamo il capitano della squadra nel momento in cui sta per calciare il calcio di rigore” in Europa, ha assicurato. “Per noi il tema vero è che si esce dalla crisi insieme, non da soli, non con le logiche dell’autarchia o ognuno sventolando la propria bandierina, ma con uno spirito solidale e comunitario in Europa come in Italia” ha detto in Aula il capogruppo di Liberi e Uguali della Camera, Federico Fornaro, nel dibattito successivo all’informativa di Conte. Fornaro ha chiesto al premier con forza di inserire in uno dei prossimi provvedimenti “il reddito universale di base”, e quanto al Mes, restano tutte le perplessità, ha spiegato, perché “quel Mes ricorda il dramma della Grecia ma anche la miopia di quell’Europa. Il tema del Mes va visto alla fine, solo alla fine si capirà, e dipenderà anche da quanti paesi lo utilizzeranno e quale sarà la durata. Se dura due anni ma che cosa ce ne facciamo? E’ uno strumento vecchio, e presidente noi la sosteniamo nel chiedere all’Europa un salto in avanti, di avere coraggio”.

Def, scostamento da almeno 50 miliardi. Upb: crollo del Pil nel primo semestre del 15%

Intanto, si terrà probabilmente domani in serata, secondo quanto si apprende, il Consiglio dei Ministri per l’approvazione del Documento di economia e finanza e della relazione sullo scostamento del deficit di bilancio, che dovrà poi essere approvata dal Parlamento tra il 29 e il 30 aprile. Sono cifre ‘vertiginose’ quelle che il governo si prepara a scrivere nel Def: un crollo del Pil tendenziale di circa l’8% nel 2020 (con un rimbalzo al 5-6% nel 2021) che porterebbe il deficit a sfiorare il 10% con un rientro graduale l’anno prossimo e un’impennata del debito a quota 155-160%. Il nuovo quadro dei conti, in versione light, con un orizzonte temporale limitato al biennio, terrà conto dell’impatto del lockdown e delle misure restrittive imposte per fronteggiare il coronavirus e dovrebbe prevedere la disattivazione delle clausole di salvaguardia con gli aumenti Iva e delle accise introdotte a garanzia dei saldi di finanza pubblica, rinviando alla legge di bilancio per le misure compensative, come fatto in passato. I numeri sono in linea con “uno shock senza precedenti”, così come indicato dall’Ufficio parlamentare di bilancio che stima nel primo semestre dell’anno un crollo del Pil di 15 punti percentuali “mai registrato nella storia della Repubblica”. Il Documento di economia e finanza dovrebbe approdare dunque in Cdm domani sera, accompagnato dalla relazione con cui il governo chiederà al Parlamento un nuovo scostamento di bilancio per finanziare il decreto di aprile. Ma non è escluso un nuovo slittamento a venerdì visto che molto dipende dal negoziato con l’Europa e giovedì il Consiglio europeo sarà chiamato a pronunciarsi sugli strumenti economici comunitari proposti dall’Eurogruppo, un pacchetto di aiuti che per l’Italia potrebbe valere fino a circa 90 miliardi (Mes compreso). L’obiettivo è di arrivare al voto unico del Parlamento sullo scostamento e sul Def il 29 aprile, giorno in cui è già fissato l’esame del Senato e su cui si dovrebbe allineare la Camera, per consentire così di varare entro i primi di maggio il cosiddetto decreto aprile.

Da jobsnews


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