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Coronabond già in pista, li ha inventati la Bce

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Circa 100.000 morti solo in Europa. Il Coronavirus è una guerra. Come la Prima e la Seconda guerra mondiale causa valanghe di morti in tutti i continenti. Come allora comprime le libertà di movimento dei cittadini per motivi di sicurezza. Come la guerra fatta di trincee e bombe si deve ricorrere a enormi finanziamenti, mandando a tutto gas il debito pubblico degli Stati.
Si deve ricorrere? Per la verità la Bce già lo fa. La Banca centrale europea acquista montagne di titoli del debito pubblico dei paesi di Eurolandia. In particolare compra i titoli pubblici e privati dei Paesi più deboli, in testa l’Italia. Forse Angela Merkel e i suoi alleati olandesi, austriaci e finlandesi non se ne sono accorti, ma dalla fine di marzo la Bce sta procedendo a massicci acquisti di titoli del debito pubblico. Sono due gli obiettivi principali:1) impedire il fallimento degli Stati (soprattutto dell’Europa del sud); 2) evitare la disintegrazione a cascata dell’euro e dell’Unione europea.
Christine Lagarde, dopo le prime incertezze, ha annunciato: «Non ci sono limiti al nostro impegno per l’euro». La presidente della Bce ha mantenuto la parola: ha avviato acquisti di titoli del debito pubblico per circa 1.000.000.000.000 di euro (mille miliardi, una cifra perfino difficile da leggere) di euro per sostenere i governi, impegnati in gigantesche spese sanitarie e di sostegno all’economia. Spese dirette a bloccare il Covid-19 e a scongiurare il crac dell’occupazione. Non solo. Gli acquisti non sono più proporzionati al Pil (Prodotto interno lordo) delle varie nazioni, ma diretti a soccorrere gli Stati più in difficoltà. Così l’Italia, in particolare, ha potuto tirare un sospiro di sollievo.
Alla fine la solidarietà europea ha prevalso sugli egoismi nazionali. Lagarde ha seguito i consigli di Mario Draghi, un tecnico dalla caratura politica. L’ex presidente della Bce aveva sollecitato ad aumentare a manetta il debito pubblico, come in guerra, per difendere l’occupazione, scongiurando la chiusura delle aziende. Aveva avvertito: occorre agire subito perché «i costi dell’esitazione potrebbero essere irreversibili». Proprio Draghi inventò lo strumento del massiccio acquisto di titoli, il “quantitative easing”, e nel 2012 salvò la Ue e l’euro caduto in una micidiale tempesta finanziaria.
I Coronabond, i titoli europei del debito pubblico, non sono arrivati per il no della Merkel e degli altri paesi del Nord. Però sono stati compiuti passi in avanti significativi di solidarietà Ue su tre punti: 1) sospensione delle regole del Patto di Stabilità per l’euro (ogni paese può così aumentare a discrezione il deficit pubblico), 2) 100 miliardi di euro in favore dei disoccupati da parte della commissione europea, 3) 200 miliardi dalla Bei (Banca europea degli investimenti) per impedire la chiusura delle aziende. Non è poco se sommato all’intervento della Bce, anche se gli Stati Uniti hanno deciso una reazione ben più potente contro la pandemia: oltre 6.000.000.000.000 (sei mila miliardi) di dollari. Così hanno ampliato il debito pubblico per garantire l’assistenza sanitaria a chi ne ha bisogno, pagare le indennità di disoccupazione e sostenere le imprese finite sull’orlo della chiusura.
Il 23 aprile il vertice dei capi di stato e di governo europei poi dovrà dire la parola definitiva sui Coronabond dopo il furibondo scontro della riunione del 26 marzo. Allora Giuseppe Conte, sostenuto da altri otto paesi, propose gli eurobond come mossa comune nella guerra contro la pandemia. Ma la cancelliera tedesca, assieme alle altre nazioni del nord Europa rispose picche.
Il presidente del Consiglio italiano, assieme a Macron, Sànchez e Costa, tornerà alla carica nel Consiglio europeo del 23 aprile. L’ideale sarebbe la nascita del Fondo per la ripresa di 500 miliardi proposto da Emmanuel Macron da finanziare con gli eurobond. Ma anche se dovesse risuonare il “no” del Nord alle richieste del Sud, la guerra all’epidemia potrà comunque contare sugli acquisti illimitati della Bce: formalmente non si tratta di titoli comuni europei del debito pubblico ma in sostanza di questo si tratta. E in questo caso ognuno, come ora, potrà continuare la sua propaganda: la Merkel potrà ergersi a difensore dei risparmiatori tedeschi; Conte potrà vantare la solidarietà ottenuta dall’Italia dopo una dura battaglia; il sovranista Matteo Salvini potrà attaccare il presidente del Consiglio e la Germania per aver fatto a pezzi l’Italia.


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