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25 aprile da dedicare a quella generazione che se ne sta andando

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Questa catastrofe infinita del virus , mista a disfunzioni organizzative e amministrative di quella che fu una delle sanità migliori del mondo, ci sta portando via per sempre la generazione che ha costruito l’Italia democratica. Il novecento è finito in questi mesi del 2020. Le voci della guerra e della resistenza contro il nazifascismo se ne stanno andando una ad una. Di quelle voci, però, ci sono migliaia di ore di registrazioni e testimonianze negli archivi sonori italiani e soprattutto negli archivi audiovisivi della Rai, dove già trenta anni fa grandi protagonisti del giornalismo intervistarono tutti i maggiori esponenti di quelle drammatiche vicende e della seconda guerra mondiale, oggi continuamente evocata come l’ultima grande tragedia del nostro paese prima del Covid 19.

Di quel patrimonio di documentazione storica bisognerà fare buon uso: i 75 anni dal 25 aprile che ricorrono fra pochi giorni dovrebbero servire anche per lanciare un grande progetto culturale del paese per la raccolta e la sistematizzazione di tutte le testimonianze di quegli anni, anche perché si è ormai capito che la formazione on line è il futuro che si prepara per le nuove generazioni e dunque con quelle voci, quegli sguardi, quelle immagini in bianco e nero i ragazzi studieranno la storia e sarebbe bellissimo se, finalmente, studiassero anche il Novecento, che storia è a tutti gli effetti e lo sarà ancora di più dopo l’epidemia che, comunque vada, non ci lascerà uguali a prima.

Ricostruire quegli anni a partire dal 1945 proprio partendo dal giorno della liberazione che celebreremo come tutti on line e non nelle piazze fisiche, perché sul web già ora possiamo vedere le immagini, sentire le registrazioni dell’Eiar e delle radio liberate che più di ogni altro documento fanno capire cosa è il prima e il dopo di una democrazia, ritrovare i messaggi in codice di Radio Londra, e poi Radio Bari e poi Radio Milano liberata. E le mille versioni di Bella Ciao.

E poi vorrei proporre una dedica di questo 25 aprile senza precedenti ed è la dedica agli anziani morti in questi mesi di pandemia, o meglio, quasi sempre, lasciati morire. Si sta compiendo la strage di una generazione, non solo in Italia, ci sono paesi dove si ufficializza perfino che dopo gli 80 anni non si fanno cure salvavita. Non sapendo combattere il virus si sceglie di lasciare andare l’ultima generazione che poteva ancora spiegarci il secolo scorso.

Eppure in queste ore amare credo che non solo per me, ma per molti di noi, le uniche voci che ci hanno convinto ed emozionato siano state quelle del quasi ottantenne presidente della Repubblica e dell’ultraottantenne Papa Francesco. Insieme a loro facciamo nostra la forza e la festa della liberazione in nome della democrazia, della costituzione, della solidarietà, della giustizia e della pace, contro tutti gli egoismi, le guerre e le sopraffazioni.


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