Il presidente Sergio Mattarella fa sentire ancora una volta la sua voce. E’ lui, il presidente della Repubblica, che sempre più accorre in soccorso, nel senso letterale e sostanziale, e pone rimedio alle lacune, alle tecnicamente ignoranze, alle miopie, alle letterali irresponsabilità di una classe politica, di maggioranza e di opposizione, slabbrata, incapace di intendere la portata e la gravità della situazione, ma non per questo di volere. Un giorno, quando tutto questo sarà alle nostre spalle, bisognerà attentamente valutare il pensoso e operoso comportamento di Mattarella; che svolge un ruolo di supplenza indispensabile e di cui occorre prendere atto e andrà in qualche modo statuito, non solo “medicato”.
Al Presidente si deve una paziente opera di tessitura tra una maggioranza confusa e un’opposizione egoista; è il Quirinale la vera cabina di regia tra le varie figure istituzionali, centrali e locali. La voce e il “fare” del Presidente si sono già manifestati domenica scorsa, nella veste formale del “messaggio sugli anziani” decimati dal virus. Poi con la risposta alla commovente e accorata lettera dei detenuti di Padova. E’ tornato, per la terza volta in poche ore, a parlare al popolo e alla classe politica che con il messaggio per il 76esimo anniversario dell’eccidio alle Fosse Ardeatine: “L’eccidio delle Ardeatine ha costituito una delle pagine più dolorose della storia recente del nostro Paese. I valori del rispetto della vita e della solidarietà che ci sorreggono in questo periodo, segnato da una grave emergenza sanitaria, rafforzano il dovere di rendere omaggio a quei morti innocenti”. E ancora: “Al termine di quegli anni terribili, segnati dalla dittatura e dalla guerra, l’unità del popolo italiano consentì la rinascita morale, civile, economica, sociale della nostra Nazione. La stessa unità che ci è richiesta, oggi, in un momento difficile per l’intera comunità”.
L’ottimismo della volontà ci impone di sperare che questi moniti e questi inviti siano raccolti, anche se il pessimismo della ragione ci induce a credere che ci sarà comunque qualcuno che non perderà l’occasione per berciare e speculare, nella speranza – auguriamoci vana – di raggranellare un pugno di voti in più.