L’Ordine dei giornalisti della Toscana, preso atto della segnalazione inviata all’Odg da parte del direttore del Tirreno e del comunicato del Cdr della testata, esprime ferma condanna per il tentativo di aggressione subito da un giornalista e da un fotogiornalista del Tirreno a Livorno.
A tutti i colleghi del Tirreno va la piena solidarietà dell’Ordine dei giornalisti. Aggredire in queste difficili ore chi svolge un servizio prezioso per la collettività commette un doppio reato e dimostra di non riuscire a capire il valore dell’informazione. Un atteggiamento incomprensibile, oltretutto perché messo in atto da parte di un edicolante. Un gesto insensato dal momento che il servizio dei due colleghi era teso a valorizzare il ruolo delle edicole e l’importanza del sacrificio che centinaia di edicolanti toscani compiono tutti i giorni per assicurare, insieme ai giornalisti, il diritto all’informazione nonostante l’emergenza sanitaria in corso.
Per questo l’Ordine dei giornalisti si rivolge al Prefetto di Livorno e alle forze dell’ordine affinché atti di questo genere vengano perseguiti e non siano sottovalutati. Chiediamo alle autorità che grande attenzione venga riservata agli operatori dell’informazione che in queste ore mettono a rischio la propria salute svolgendo con scrupolo il proprio dovere di cronisti.
Qui di seguito la lettera del direttore del Tirreno Fabrizio Brancoli:
A Carlo Bartoli, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana
Caro Carlo
Mi vedo costretto _ in un momento così delicato, che necessiterebbe di sensibilità e comprensione da parte di tutti _ a segnalarti il grave episodio avvenuto questa mattina in centro a Livorno.
Un collega, incaricato dal nostro giornale, e il fotografo del Tirreno, al quale era stato regolarmente commissionato il servizio, sono stati offesi e minacciati da un edicolante.
Ripeto: prima offesi _ loro e la testata che mi onoro di dirigere _ e poi seriamente minacciati, brandendo un’asta di ferro (il bastone utilizzato per muovere la saracinesca dell’edicola).
Di questa dinamica sono stati interessati gli agenti della polizia municipale, che, mi risulta, poco dopo sono intervenuti per alcuni accertamenti dei quali non conosco l’esito (abbiamo documentazione fotografica).
Il fatto che la vicenda sia realmente accaduta non è in discussione, poiché abbiamo una versione, per usare un termine tecnico, autentica: è quella dell’edicolante stesso sul proprio profilo Facebook (del quale possiamo produrre uno screenshot inequivocabile): egli si vanta, testualmente, con i seguenti termini.
Sono appena venuti due “giornalisti” del tirreno: li ho cacciati brandendo una spranga di ferro.
Desidero metterti formalmente a conoscenza del fatto e sono a tua disposizione per eventuali approfondimenti.
Mi resta poco da commentare. Ho però due considerazioni aggiuntive, che sento il bisogno di condividere con te.
1) Il collaboratore e il fotografo non hanno detto alcunché di male, non hanno tenuto atteggiamento aggressivo né provocatorio.
Il motivo per il quale il collega e il fotografo si erano recati davanti a quell’edicola era, semplicemente, un servizio che evidenziasse l’importanza e il prezioso contributo delle edicole all’informazione, in questi giorni drammatici. Da giorni, in ogni cronaca del Tirreno, su mia precisa indicazione ma anche per adesione spontanea di tutti i colleghi, il giornale racconta il ruolo fondamentale di chi vende giornali. Facciamo articoli, pagine fotografiche, testi web e social, per una narrazione costante su quanto siano preziosi i punti vendita dell’informazione cartacea. Di giorno in giorno cerchiamo di mettere in risalto tutto questo. E, devo dire, la stragrande maggioranza degli edicolanti mantiene con noi uno straordinario rapporto, solidale e corretto.
Insomma eravamo lì, oltretutto, per metterci al servizio di quel punto vendita e raccontare il suo impegno per la comunità e i lettori, i nostri lettori, tutti i lettori. Per questo l’episodio è ancora più sbalorditivo.
2) Il post nel quale l’edicolante racconta lui stesso l’accaduto ha ricevuto decine di “mi piace”. Un consenso a un’aggressione, dunque. Una cosa che personalmente mi sconvolge e che dovrebbe farci riflettere e indignare, tutti.
Sinceri saluti
Un abbraccio
E un grande augurio di buon lavoro nel presidio dei diritti dell’informazione, in un periodo oltremodo difficile
Fabrizio Brancoli
Direttore – Il Tirreno