Mondiali Qatar 2022, primo risarcimento per 35 lavoratori nepalesi dopo due anni senza salario

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Trentacinque operai nepalesi che si erano trasferiti in Qatar per lavorare nelle infrastrutture sportive dei mondiali di calcio del 2022 hanno ottenuto un risarcimento per gli oltre due anni di mancato versamento del salario da parte dell’impresa Mercury MENA.

Ciascuno dei 35 operai ha ricevuto un risarcimento che varia da un mimino di 745 euro a un massimo di 8600 euro. Queste somme sono state trasferite all’ambasciata del Nepal in Qatar dal Fondo di assicurazione e di sostegno ai lavoratori, istituito nel 2018 con l’intento di pagare i lavoratori le cui imprese erano insolventi e che sta funzionando solo parzialmente.

La Mercury MENA si era aggiudicata alcuni dei più prestigiosi progetti infrastrutturali dei mondiali di calcio del 2022, tra i quali il sistema di aria condizionata per la “Città del futuro” di Lusail, che comprende anche lo stadio in cui si svolgeranno le cerimonie di apertura e di chiusura dell’evento. L’impresa aveva vinto la gara anche per la costruzione delle residenze per gli operai impegnati in quei lavori.

Tra ottobre 2017 e aprile 2018 Amnesty International aveva intervistato 78 ex operai della Mercury MENA provenienti da India, Nepal e Filippine. Ne era emerso un rapporto secondo il quale tutti erano stati abbandonati in residenze squallide, senza cibo né paga, ignorati dalle rispettive ambasciate e impossibilitati a comprare un biglietto aereo per tornare a casa.

Chi alla fine c’era riuscito, aveva dovuto abbandonare l’abitazione in cui era in affitto o era stato costretto a ritirare i figli da scuola. Adesso questi risarcimenti danno loro la possibilità di ricostruirsi la vita.

Purtroppo ci sono altri ex dipendenti della Mercury MENA ancora in attesa di ricevere le somme dovute.

Nonostante un ampio programma di riforme in corso, le norme vigenti in Qatar in materia di lavoro non si sono ancora adeguate agli standard internazionali e la loro solo parziale attuazione fa sì che lo sfruttamento dei lavoratori sia ancora elevato.

Fonte: “Il Fatto Quotidiano”


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