Mascherine. Sprechi in vista

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In una recente fiction ispirata alla vita di  Nino Manfredi si mostrava l’obbligo dei malati di tubercolosi ad indossare la mascherina in presenza dei sani. Da oltre un secolo si sa che, per evitare il diffondersi di una epidemia, bisogna imporre l’uso delle mascherine, che non consentono al malato di diffondere il patogeno con le particelle di saliva. In particolare, per il batterio della TBC, si tratta di un esserino che resiste pure all’ebollizione, mentre la semplice mascherina lo blocca.

Tra le decine di miliardi di euro, di spese e danni, preventivati in Italia, non si è risusciti a trovare

circa un centinaio di milioni di euro per dotare tutti gli italiani di mascherine e guanti. Se il “tutti a casa” presuppone che nessuno può essere certo di essere indenne dal contagio e dal contagiare, l’uso della mascherina dovrebbe, ovviamente, essere obbligatorio.

Dopo oltre due mesi dall’inizio dell’epidemia si è lasciato alla speculazione questo bene di assoluta necessità. A riguardo se si vuole risparmiare qualcosa si suggerisce di non far gestire l’affare mascherine alla Consip, pluri-inquisita. Sappiamo bene cosa comporta l’uso delle procedure di “somma urgenza”.

In una nazione che lascia morire ogni anno decine di migliaia di cittadini, nell’indifferenza, perché non hanno la capacità economica di pagarsi le cure, sembra spropositata la reazione del governo per quello che sta accadendo per il Covid 19, mentre qualche decennio fa ci furono decine di migliaia di morti sottaciuti a causa del virus della cosiddetta i nfluenza suina proveniente, questa volta, dal Messico. Forse chi dovrebbe mettersi la maschera è l’intera classe politica italiana.


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