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L’Italia postvirus non sarà più come quella di prima

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Le drastiche misure per evitare la diffusione  del corona virus sembrano, allo stato attuale, le uniche con qualche possibilità di successo. Lo dimostrano il declino della sua diffusione in Cina, il suo contenimento in Giappone, in Corea del Sud e a Codogno. I fatti ci diranno se le due settimane di sospensione delle attività economiche e sociali nell’intero nostro paese saranno sufficienti per contenere e ridurre l’epidemia ormai diventata una pandemia. Intanto proseguono le molteplici ricerche scientifiche per individuare il vaccino ottimale.

Il nostro paese sembra aver percepito la gravità della situazione, oltre la prudenza e qualche atteggiamento tergiversante, e riconosce la validità delle misure severe proposte dagli scienziati e decise dal governo. Dopo ciò il clima politico del paese è cambiato, il Parlamento ha approvato all’unanimità i decreti ministeriali e gli stanziamenti finanziari per non danneggiare l’economia, i lavoratori, le imprese e i cittadini. L’Italia postvirus non sarà più come quella di prima. Le difficoltà del sistema sanitario nazionale hanno evidenziato: il fallimento della privatizzazione neoliberista del sistema sanitario, del welfare e della contrazione dell’investimento pubblico nella ricerca scientifica;  l’errore di affidare il futuro del mondo alla logica del profitto a breve del capitalismo neoliberista sempre più monopolista e egoista; la fragilità dei populismi e sovranismi. Il virus supera ogni confine geopolitico, non è condizionato dalla demagogia che non guarda al benessere presente e futuro della società umana ma sa lucrare solo sulle paure dei cittadini per diffondere odio e divisioni.

La gravità della pandemia ha sconvolto abitudini sociali consolidate, ma ha sollecitato anche tanta generosità, solidarietà umana e grande senso di responsabilità civica. Ha inciso anche sui comportamenti del Parlamento dove maggioranza e opposizioni hanno accantonato, almeno per  il momento, gli atteggiamenti più rissosi. Sta favorendo negli organismi sovranazionali Ue e Onu consapevolezza per rivedere le loro politiche sin qui perseguite. Si ripropone l’esigenza di un capitalismo progressista che si faccia carico del welfare, del benessere e della felicità dell’umanità, della salute ambientale del pianeta. Per l’Onu sarebbe giunto il momento per riproporre un incisivo governo mondiale per la pace e lo sviluppo armonioso dell’economia e della società mondiale. Per l’Ue sarebbe l’occasione per rivedere il suo patto di stabilità, avere una politica estera unica, assicurare una crescita economica ecocompatibile e difendere il suo sistema democratico insidiato dalle “democrature” o “democrazie illiberali” o “democrazia diretta” propugnate dai  vari populismi e sovranismi. In tal senso fanno ben sperare la dichiarazione di solidarietà agli italiani della presidente della Commissione europea von der Leyen.

Dobbiamo dimostrare che la democrazia sostanziale prevista dalle Costituzioni dei paesi fondatori dell’Ue consente di affrontare situazioni eccezionali senza ricorrere alla sospensione dei diritti costituzionali, senza ricorrere all’uomo forte investito di poteri eccezionali e che è capace di uscire dall’attuale crisi in avanti sul terreno dello sviluppo dell’economia, dei diritti dei cittadini, della giustizia sociale, dell’uguaglianza, della conoscenza e della scienza.

Tutto ciò sarà possibile con governi che sappiano parlare a tutti i cittadini, promuovere la concertazione con tutti gli organismi sociali ed economici intermedi, contrastare la povertà, la disuguaglianza, la disinformazione e i vari no vax. Occorre riconquistare la fiducia dei cittadini arrabbiati e insicuri sul futuro del paese ed del pianeta. La mia generazione non ha vissuto le distruzioni della guerra, ma ha visto la crescita prodigiosa dell’Italia dalle sue rovine con il boom economico. Ha vissuto i grandi terremoti del Belìce, del Trentino, dell’Avellinese e lo spirito di solidarietà e di rinascita che li ha contraddistinto.

Il post-coronavirus sarà ancora una volta l’occasione della ricrescita. Occorre solo una classe dirigente consapevole del compito storico. Il Centro Pio La Torre cercherà di dare con umiltà il suo modesto contributo.


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