Per un singolare caso del destino, proprio nei giorni in cui l’epidemia del Coronavirus impone la chiusura delle scuole in tutta Italia, il più importante gruppo editoriale italiano, RCS-Corriere della Sera, esce in edicola con l’ennesima edizione del libro Cuore, l’opera più famosa di Edmondo De Amicis, dedicata appunto al mondo della scuola di fine Ottocento. Una scuola, quella di Cuore, ovviamente molto diversa da quella che oggi, in piena epidemia, riunisce i suoi alunni non più seduti ai banchi di un’aula scolastica ma davanti ai display di smartphone, tablet o computer da tavolo. Una rivoluzione segno dei tempi che nessuno avrebbe immaginato solo pochi mesi fa, tanto meno lo scrittore ligure – piemontese, pur attento testimone della sua epoca.
Altra singolare coincidenza: tempo fa una firma illustre proprio di quel gruppo editoriale, Aldo Cazzullo, ha dato alle stampe un istant-book dal titolo imperativo e significativo insieme: Metti via quel cellulare. Come quello di De Amicis, anche il libro di Cazzullo è diretto ai giovani, ai nostri ragazzi, che oggi, grazie proprio a “quel” telefonino, possono continuare ad andare a scuola. Nessuno l’avrebbe immaginato, nemmeno il pur aggiornatissimo Cazzullo. Anche gli insegnanti si sono dovuti ricredere: ieri dicevano “Mai il telefonino dentro a scuola” , oggi trovano la scuola dentro il telefonino. Una bella rivincita per i post-millenial.
Edmondo de Amicis, giornalista-scrittore-soldato come recitano le biografie, non si immaginava neanche lontanamente il successo che il suo Cuore avrebbe avuto negli anni. Prima di quello aveva scritto di tutto, perfino un romanzo che oggi diremmo osé Amore e ginnastica, di cui un brano figura giustamente nell’antologia Eros italiano (Oscar Mondadori 1995) che accomuna più di cinquanta fra i nostri maggiori autori, da Arbasino a Zavattini. Chi l’avrebbe mai detto che il De Amicis si dilettasse di prose licenziose oltre ai racconti del mese dedicati ai suoi Garrone, Derossi e Franti? E’ proprio vero: chi sa scrivere non ponga liniti alla fantasia.
Oggi, dunque, solo nelle edicole (giustamente aperte per consentire l’informazione), perché le librerie sono incomprensibilmente chiuse (ma quali affollamenti temevano i nostri governanti, non sanno che l’italiano in media legge un libro all’anno?) possiamo comprare il libro Cuore e leggerlo al posto dei nostri figli impegnati, guai a distrarli, dal riabilitato smart-phone che funge da classe, professori, e compagni di scuola tutto insieme. E’ una lettura interessante: c’è la Torino sabauda di fine secolo, una società dalle macroscopiche differenze sociali, l’io narrante è il ragazzo di una famiglia agiata che come compagni di classe ha il “muratorino”, figlio di un muratore, il figlio di un fabbro, quello con il padre in galera, quello con la madre che vende la verdura per istrada, il figlio di un militare che spera di stringere la mano al re, il giorno della sfilata, il figlio del fornaio. E’ la Torino delle scuole serali aperte agli operai ma anche dei bambini che muoiono di malattie improvvise. Una narrazione struggente che da anni viene bollata come insopportabile (“roba da libro Cuore” dicono ancora i cinici) Invece, è una lettura avvincente, non più forse dedicata agli alunni di oggi, ma ai loro genitori senza ombra di dubbio. E con tale intento il libro è giustamente tornato in libreria, (pardon, in edicola) perché oggi, come allora, quell’Italia ottocentesca può fare riflettere. Più di tanti dibattiti televisivi.