Catania – Siamo in un quadro di Vermeer? Il cappello ancillare bianco e la veste rossa, lunga fino ai piedi, indossati da una leggiadra figurina di donna, sembrano riportarci alle atmosfere dei suoi quadri, qui ben lontane però dal sereno mondo domestico del pittore olandese. Sembriamo piombati nel passato, invece è il futuro. Lei è l’Ancella, che nell’interessante monologo teatrale in cartellone al Piccolo Teatro di Catania “The Handmaid’s Tale”, tratto dal romanzo di Margaret Atwood, è efficacemente interpretata da Viola Graziosi. La narrazione ha l’incipit di uno megafono stentoreo, per poi procedere con il racconto della fanciulla rossovestita, scoprendo lentamente il quadro di un mondo che sta in bilico tra il convento, il carcere, il lupanare. Scenari da incubo si aprono davanti ai nostri occhi. Evocato dalla voce dell’ancella si narra di un territorio dove vige un regime teocratico totalitario, sconvolto dalle guerre civili, dall’inquinamento, dalla sterilità. Le donne, un tempo libere ed emancipate, ora sono brutalmente soggiogate e divise in categorie, sotto stretta sorveglianza. Il colore dell’abito ne sancisce la funzione: azzurro le Mogli dei Comandanti, verde smorto le Marta, donne sterili e attempate addette ai lavori domestici, marrone le Zie guardiane, rosso le Ancelle, le uniche in grado di procreare, ubbidienti e destinate ad essere fecondate dai Comandanti durante cerimonie di stupro rituale. I figli saranno allontanati dalle madri naturali e cresciuti dalle Mogli dei Comandanti. Il sesso meramente copulatore è, come tutte le altre funzioni naturali, disumanizzato, le donne schiavizzate, costrette ad ubbidire pena la vita, mentre nel ricordo dell’Ancella, ossimoro vibrante di emozioni nascoste e conflittuali, uno dei momenti più toccanti del monologo, balza viva e pulsante l’immagine di sua madre in un filmato d’epoca, quando la donna rivendicava il suo ruolo nella società. Un mondo allucinante, regredito, si affaccia dal racconto terribile dell’angelica Ancella, gettando una sinistra luce sulla nostra civiltà e i suoi effimeri traguardi. Avvertimento e riflessione sul destino della società contemporanea. Ispirato alla fantascienza, “The Handmaid’s Tale“ colpisce per la lucidità ossessiva di un racconto freddo, distante persino dalla morte. La precarietà della condizione femminile si affaccia e spia dalla porta socchiusa dell’Ancella, covando l’angoscia esistenziale. L’affascinante tematica del pericolo di un orrido futuro è resa con precisione e sentita partecipazione da Viola Graziosi, figlia d’arte, talento naturale e versatile coltivato da una ricca e articolata formazione, già applaudita Elena ne “Le troiane” di Euripide al Teatro greco di Siracusa, curata e diretta da Graziano Piazza, attore regista e scultore. La voce dell’Ancella risuona nello spazio scenico decorato solo da cuffiette bianche sparse nel perimetro del palco al centro del quale, su un cuscino, Viola Graziosi, quando non itinerante, con impeccabile stile, algida e nostalgica, si veste, si spoglia, si sottopone al rito fecondatore con la grazia ferita di una giovane donna che ha perduto il suo ruolo sociale per transitare in una zona deserta di sentimenti, di sogni, di speranze. Fragile e statuaria nelle sue bianche carni, nei suoi biondi capelli, nella sua tremante carne oltraggiata, si tormenta nell’ossimoro del ricordo lacerante di un’era ormai scomparsa. “La terra desolata” di Eliot, specchio di una società in crisi, ritorna a sfiorare il nostro percorso vitale, caricandolo di incertezze, gettando un’ombra sul volto delle future generazioni.
THE HANDMAID’S TALE – IL RACCONTO DELL’ANCELLA
Tratto dal romanzo di Margaret Atwood
Traduzione di Camillo Pennati
Consulenza letteraria Loredana Lipperini
Consulenza artistica Laura Palmieri
Musiche originali Riccardo Amorese
Regia Graziano Piazza
Produzione Artisti Riuniti
Con Viola Graziosi
Al Piccolo Teatro di Catania