L’altra metà del Covid19. Covid fa paura, è spaventoso, è un virus silenzioso che si è insinuato nelle nostre vite senza chiedere, senza avvertire, sovvertendo tutti gli equilibri e costringendoci ad abbandonare le nostre routine professionali e private. In un momento nel quale, forse, si era arrivati all’apice del sopportabile. Produttività, crisi di ogni tipo e sorta, rapporti umani ridotti a brandelli, lacerati, sordi nonostante il surplus di comunicazione. Un’umanità allo sbando, un caos ingovernato dove nel tentativo di mettere ordine spesso peggio si fa. In un momento in cui siamo arrivati a farci beffe di tutto e tutti, la memoria storica infangata, il presente boiocottato e il futuro totalmente incerto. E così Covid ci ha rallentati tutti, ci ha costretti a scalare una marcia, perché le cose importanti nelle nostre vite le avevamo tutti perse di vista. La natura, l’ambiente, gli animali, il rispetto verso noi stessi e per gli altri. Qualunque rapporto ritenuto insignificante, qualunque gesto scontato, nessuno che alzava più gli occhi per guardare davvero chi o cosa avesse di fronte. Covid ci ha costretti a guardare. Guardare le persone che ci circondano, la sofferenza come la gioia, gli alberi, gli animali, ora siamo costretti a rallentare e guardarci attorno. Un mondo che forse non meritiamo, non meritiamo infatti qualcosa di cui non sappiamo prenderci cura ma che sfruttiamo e basta. Questa quarantena potrebbe, per chi lo capirà, essere un momento di grandissima riflessione per ridiscutere insieme tutti i nostri equilibri, i nostri pensieri, le nostre paure, i nostri affetti, e anche i nostri obiettivi e le nostre aspirazioni. E’ singolare come l’unica maniera di salvarci è resistere insieme nelle nostre case. Un’umanità che poco si cura del proprio prossimo è costretta se vuole sopravvivere a premurarsene. Così, forse, sorridiamo alla persona che incontriamo quando andiamo a fare la spesa perché in quel momento la sentiamo vicina, ci ritroviamo a chiacchierare quando scendiamo il cane con quel signore che magari prima di tutto questo, non avremmo neanche guardato in faccia, perché il cane lo si scende di fretta tra un servizio e l’altro. Forse inizieremo ad interessarci davvero alle vite altrui oltre che della nostra, perché nei momenti di difficoltà non si vuole star soli, ma si cerca l’appoggio degli altri. Fosse anche una chiacchierata banale, solo per sentire che c’è qualcuno vicino a te. Ognuno in questa guerra deve fare la sua parte. Chi sta continuando a lavorare e chi no, ognuno ha il suo compito e solo rispettandolo che potremo salvarci. L’altra metà del Covid, la speranza di un’umanità migliore.
(foto di Roberta De Maddi)