La vita ai tempi del “Corona”

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Il meraviglioso film di Comencini col titolo “Tutti a casa” stigmatizzava lo stato di smobilitazione incontrollata che colpì l’Italia dopo l’armistizio dell’otto settembre ‘43. Poi la guerra continuò, circa venti mesi ancora. Oggi, per colpa dell’epidemia, gli italiani sono costretti, chi più chi meno, a  stare a casa, anche fuori dalle “zone rosse”, recentemente ed enormemente ampliate. Il dato più consistente è quello degli studenti di ogni ordine e grado, numero che supera i dieci milioni di rincasati. Forse per la scuola primaria si potevano trovare soluzioni mediate, in quanto:   i bambini sembrano quasi immuni; non possono stare da soli a casa;  non possono continuare gli studi con l’E-learnig.

Purtroppo il massimo del danno all’economia avverrà proprio in questa fascia di età, in quanto si prevedono costi miliardari per congedi e/o babysitter. Una soluzione mediata avrebbe forse potuto procurare meno danni. Inoltre, per evitare effetti claustrofobici, le famiglie riempiranno comunque in massa gli orribili centri commerciali che infestano l’Italia.

Invece, per limitare il contagio, una soluzione “all’italiana” si è avuta per il mondo dello spettacolo, che sta ampiamente e sonoramente protestando. Con un metodo “salomonico” si era stabilito che i teatri ed i cinema non chiudessero, obbligando  gli spettatori di restarsene  alla distanza di almeno un metro (anche coniugi e fidanzati), stabilendo così la disposizione di un posto occupato e due posti vuoti. Nella migliore delle ipotesi, la perdita sugli incassi sarebbe del 66%  (nella peggiore tanto di più, visto che da domenica 8 marzo, per sopraggiunte disposizioni della Presidenza del Consiglio, la chiusura sarà totale sino almeno sino 3 aprile, n.d.r.)

Altresì per l’onnipotente calcio si sono stabiliti gli incontri a porte chiuse e siamo certi che i rimborsi saranno faraonici.

Come sempre la cultura soffrirà i danni maggiori (scuola e spettacolo), ma anche la sanità, anch’essa da anni nel mirino, dimostra oggi la sua fragilità, causata da una visione politica all’americana, che favorisce la sanità privata, sottraendo risorse al pubblico. Forse, sia in Italia che negli Usa, questa epidemia metterà a nudo la mostruosità di una strategia che nega due diritti fondamentali degli individui: salute e cultura.


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