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La ripresa del confronto sul contratto unica buona notizia nell’emergenza sanitaria

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Informazione al tempo del coronavirus. L’emergenza sanitaria ci sta confermando, se mai ce ne fosse stato bisogno, il ruolo e l’importanza di un giornalismo professionale nella società contemporanea: qualità, serietà, rispetto, sobrietà e accurata verifica delle fonti sono valori necessari sempre, ma in circostanze come quelle attuali acquistano se possibile peso e rilievo ancor maggiori. Se n’é parlato anche nei giorni scorsi a Roma, nella manifestazione “Parole, non pietre”.
Nelle situazioni di emergenza i giornalisti sono sempre chiamati a uno sforzo ulteriore per garantire al Paese quell’informazione, quel diritto a essere informati senza i quali una democrazia non sarebbe degna di questo nome. E i giornalisti non si tirano indietro, affrontando fra l’altro carichi di lavoro supplementari rispetto a situazioni “normali”, che i tagli alle redazioni degli ultimi anni hanno già reso difficili e problematiche.
Per la situazione difficile di queste settimane, per questi ulteriori carichi di lavoro nelle redazioni la Fnsi ha rinviato al 31 marzo la prevista Conferenza dei cdr e dei fiduciari.
In tale contesto l’unico motivo di conforto è la ripresa, proprio alla vigilia dell’esplodere dell’emergenza, del confronto fra Fnsi e Fieg sul contratto nazionale di lavoro giornalistico scaduto ormai da più di tre anni. La delegazione degli editori, guidata dal presidente della Fieg Andrea Riffeser, e la giunta esecutiva della Fnsi, guidata dal segretario generale Raffaele Lorusso, si sono incontrate e “hanno condiviso la necessità di avviare una discussione a tutto campo”. Partendo – prosegue la nota – dalla situazione di profonda sofferenza del settore e dalla necessità di interventi normativi di sistema, dal diritto d’autore al mercato pubblicitario, da definire nell’interlocuzione avviata con il governo, le parti intendono confrontarsi anche sul contratto nazionale di lavoro.
«La discussione – ha detto il segretario Lorusso – non potrà prescindere da un necessario percorso di innovazione. Il contratto deve includere e regolare l’attività di tutti coloro che producono e produrranno informazione su tutte le piattaforme. Serve un intervento profondo sulle qualifiche per introdurre nuove figure professionali adeguate alla continua evoluzione del mondo digitale. Al centro del confronto dovrà esserci la dignità del lavoro: in un quadro di sostenibilità, è necessario riconoscere il giusto contratto a quanti lavorano senza diritti, tutele, garanzie e adeguate retribuzioni e definire i parametri dell’equo compenso per i lavoratori autonomi».
Innanzitutto il lavoro, dunque. Quel lavoro che spesso manca e che, quando c’è, troppe volte (pensiamo soprattutto a precari, freelance, collaboratori, nuovi assunti) non è adeguatamente considerato e retribuito. L’ondata di nuovi prepensionamenti in arrivo non promette purtroppo nulla di buono. Soprattutto quando vediamo che le richieste di stati di crisi, con conseguente accesso agli ammortizzatori sociali, arrivano anche da aziende editoriali che presentano bilanci in attivo e distribuiscono fior di dividendi agli azionisti. La situazione del settore richiederebbe maggior responsabilità e senso etico anche da parte degli editori. I giornalisti la loro parte la fanno ogni giorno.

*presidente Assostampa Friuli Venezia Giulia


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