La marcia di Libera è social. L’impegno non si ferma, aspettando il corteo di ottobre

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La memoria e l’impegno non si fermano, quest’anno la carovana colorata di Libera non sfilerà tra le bandiere di centinaia di scuole. Non lo farà a Palermo, la città simbolo che era stata scelta per l’edizione 2020, la venticinquesima della marcia di Libera contro tutte le mafie e le illegalità. Le regole stringenti contro la diffusione del coronavirus hanno imposto un legittimo rinvio al 23 e 24 ottobre prossimi ma oggi ci sarà una maratona social e consentirà di ripetere uno dei momenti più emozionanti dell’appuntamento di Libera, la lettura dei nomi delle vittime di mafia. Non lo si potrà fare alternandosi su un palco come negli altri anni; sarà però possibile farlo sui social, scrivendo il nome di una vittima, disegnando un fiore, inviando un messaggio e non perdere così quel filo resistente che unisce le anime libere, i cittadini che credono nella legalità e hanno fiducia in un  mondo migliore. Il rinvio della marcia di Libera è stato annunciato il 4 marzo scorso da don Luigi Ciotti nel rispetto delle regole fissate per contrastare il contagio.

L’iniziativa di Libera contro le mafie aveva nella data del 21 marzo un segno altamente simbolico, quello della rinascita, come lo è l’inizio della primavera. E ha toccato tante città, non solo quelle dove la criminalità organizzata  aveva ed ha una sua presenza endemica e ha fatto tante vittime. In qualche modo Libera ha anticipato un’analisi divenuta in seguito condivisa, ossia che la presenza delle organizzazioni criminali non ha più, da molto tempo, confini limitati alle aree di provenienza ma si estende in tutta Italia e ha solide ramificazioni in un numero crescente di Paesi europei.  La straordinaria “intuizione” di Libera in questi anni è stata quella di coinvolgere i giovani, le scuole, le comunità cattoliche e le associazioni laiche in un grande laboratorio di legalità che dura tutto l’anno. Articolo 21, con la Fnsi e Usigrai, è stata una di quelle associazioni e aderisce anche all’edizione social 2020 in attesa della marcia di ottobre a Palermo.

“Tra le vittime innocenti di mafia ci sono stati giornalisti che hanno avuto il solo torto di voler, con caparbia, raccontare la realtà e di informare – dice il Presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti – per questo e con maggiore convinzione partecipiamo alla maratona social che, peraltro, incrocia quella in ricordo di don Peppe Diana, ucciso dalla camorra 26 anni fa. E’ un tempo sospeso quello che stiamo vivendo sul fronte delle iniziative di piazza, le quali sono sempre una  modalità forte per ricordare e spingere a cambiare. Ciò nonostante la rete ci consente di non interrompere la memoria e l’impegno che va portato avanti anche nel nome di due colleghi straordinari, Roberto Morrione e Santo Della Volpe, che avevano compreso più e prima di tutti noi quanto fosse importante il racconto della mafia e quanto contasse farlo in modo corale e ininterrotto. Pensando a loro ora e più che mai è attuale la Carta di assisi che ci impone di narrare un tempo complesso con parole adeguate, puntuali  e non con parole d’odio”.


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