In prima linea nel raccontare l’emergenza sanitaria in regione, da alcuni giorni era ricoverato per coronavirus all’ospedale San Martino. 60 anni, professionista di lungo corso, la sua scomparsa ha profondamente colpito il mondo dell’informazione genovese. Il ricordo dei colleghi.
È morto il giornalista, regista e videomaker genovese Paolo Micai, 60 anni, ricoverato da circa una decina di giorni all’ospedale San Martino di Genova per coronavirus. Si trovava da alcuni giorni nel reparto di rianimazione, dov’è deceduto questa mattina. Professionista di lungo corso, come videoperatore aveva lavorato per Mediaset e seguito tutti i principali eventi legati a Genova e alla Liguria, dal crollo della Torre Piloti al disastro del ponte Morandi del quale stava documentando da mesi le fasi di ricostruzione. Oltre al lavoro Micai seguiva da tempo giovani aspiranti videomaker per i quali curava alcuni corsi a Genova.
La sua scomparsa ha profondamente colpito il mondo dell’informazione genovese. Micai lascia la moglie e la figlia alle quali l’Ordine dei giornalisti della Liguria ha voluto esprimere profonda vicinanza. «Professionista attento e scrupoloso, coraggioso, innamorato del suo lavoro, generoso e disponibile verso i colleghi, Paolo era molto stimato ed apprezzato. Ai familiari giungano le condoglianze dell’Ordine dei giornalisti della Liguria», si legge in una nota dell’Odg regionale.
Anche l’Associazione Ligure dei Giornalisti esprime il proprio cordoglio per la scomparsa del collega. «Paolo, giornalista professionista, telecineoperatore, 60 anni, aveva contratto l’infezione da coronavirus. Le sue immagini – ricorda il segretario regionale, Fabio Azzolini – erano diffuse dai canali Mediaset, ma Paolo Micai non era più uno dei giornalisti del gruppo. Mediaset, anni fa, aveva esternalizzato il suo lavoro e il contratto di riferimento del collega non era più quello giornalistico. Paolo Micai ha continuato però a fare cronaca con la sua telecamera. Fino all’ultimo, con lo scrupolo, l’attenzione e la passione che negli anni lo hanno fatto amare dai colleghi e dalla comunità genovese».
Come lui, aggiunge Azzolini, «tante giornaliste e giornalisti sono quotidianamente impegnati per assolvere al dovere di tenere informata l’opinione pubblica in uno dei periodi più difficili della storia repubblicana del Paese. Il loro lavoro è essenziale: così vuole la nostra Costituzione, così sanciscono i cittadini che in questi giorni continuano a rivolgersi alle edicole, seguono i notiziari radiotelevisivi, si connettono ai siti di informazione. Un lavoro non è mai privo di rischi. Ma il rischio si contiene attraverso l’informazione, la prevenzione, gli strumenti di protezione collettivi e individuali. Chiediamo al governo – conclude il segretario regionale – di includere anche i giornalisti tra le categorie a rischio e alle aziende editoriali di adottare tutti gli accorgimenti che le norme dispongono per tutelare la salute dei loro dipendenti».
Slc Cgil: «Subito misure di protezione per gli operatori dell’informazione»
Il sindacto Slc Cgl, nell’esprimere il proprio cordoglio per la morte di Paolo Micai, cameraman e giornalista genovese colpito dal Covid-19, torna a chiedere che «tutti i lavoratori del settore comunicazione siano dotati degli indispensabili strumenti di sicurezza e protezione dal contagio».
La segreteria nazionale sottolinea «l’importanza dell’informazione anche in condizioni difficili e nei luoghi colpiti dall’epidemia, un’informazione di qualità e reale che però non metta a rischio la vita degli operatori».
«È fondamentale – aggiunge Fabio Allegretti, segretario generale del sindacato genovese – che i lavoratori della comunicazione a tutt’oggi in servizio, come quelli di tutte le altre categorie, possano essere messi in condizione di operare al meglio e in totale sicurezza, così come la Cgil sostiene dall’inizio dell’epidemia». (AdnKronos)