Finito l’incubo per Luca e Edith, liberi dopo 15 mesi di prigionia

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Luca Tacchetto è finalmente a casa, a riportarlo in Italia un volo di Stato inviato dal governo in Mali e atterrato nella notte a Ciampino.
Quindici mesi di angoscia e silenzio. Poi, improvvisa, la fine dell’incubo per lui e la compagna canadese Edith Blais, rapiti in Burkina Faso nel dicembre 2018.
La notizia della loro liberazione era rimbalzata ieri a metà mattinata tra Italia e Canada mentre si accavallavano le voci.
In un primo momento sembrava che la coppia fosse stata liberata in un’operazione in cui era stata coinvolta anche l’Onu, ma la verità era un’altra: i due giovani erano scappati da soli vestiti da tuareg.
A ricostruire la fuga della coppia Mahamat Saleh Annadif, capo di Minusma (la missione Onu in Mali), spiegando che Luca e Edith erano riusciti a fuggire dal covo dei sequestratori a Kidal, nel nord-est del Paese, fermando un’auto civile che li ha condotti in una vicina base dei caschi blu.
Nel pomeriggio erano arrivati a Bamako in buone condizioni ma sorpresi di non essere salutati nemmeno con una stretta di mano
e anzi, di essere accolti da personale sanitario con guanti e mascherina che ha misurato loro la temperatura. È così che
hanno appreso dell’emergenza coronavirus che impedirà di festeggiarli come si dovrebbe dopo tanti mesi di prigionia.
“In paese siamo tutti emozionati e pronti a scoppiare di gioia”, aveva detto il
sindaco Innocente Marangon quando si erano diffuse le prime voci. E aveva aggiunto “Non potremo festeggiare… il problema
è che questa grande notizia non deve generare il contrario di quello che dobbiamo fare, cioè rimanere a casa”.
“In questo momento di difficoltà per il
Paese arriva una buona notizia: il nostro connazionale Luca Tacchetto è libero. L’ho appena sentito al telefono e sta bene”,
aveva invece scritto su facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio,
che aveva avuto colloqui telefonici con il collega canadese Philippe Champagne, postando una foto di Tacchetto e
ringraziando “tutti gli apparati dello Stato che hanno lavorato per riportarlo a casa”.
Non ci sono ancora notizie certe sui sequestratori ma l’intera area del Sahel è una roccaforte di cellule jihadiste e
i due ragazzi potrebbero essere stati rapiti da criminali comuni e poi venduti a gruppi islamisti o essere passati di mano in mano da una milizia all’altra. Luca era partito dall’Italia in auto con Edith, conosciuta durante l’Erasmus in Canada, alla fine di novembre 2018. Dopo aver passato lo Stretto di Gibilterra ed essere sbarcati in Marocco si erano diretti verso
sud: obiettivo finale il Togo, dove risiede una coppia di amici conosciuti in un precedente viaggio e ai quali il ragazzo aveva promesso un aiuto per la costruzione di un villaggio per la
popolazione più disagiata.
Le ultime foto postate da Edith il 15 dicembre mostravano i due sorridenti e abbracciati, scatti del viaggio, una cena a casa di un amico francese a Bobo-Dioulasso, la seconda città del Burkina Faso, e un breve video in un locale dopo cena. Poi il silenzio è l’angoscia che tra Italia e Canada cresceva a ogni notizia che arrivava dal Burkina Faso, come quella del ritrovamento del corpo crivellato di colpi di un canadese rapito ai primi di gennaio 2019.
Ora a Vigonza, e non solo, si può vivere un momento di gioia in un periodo davvero buio. Con le campane che hanno suonato a festa.
Senza dimenticare Silvia Romano e padre Pierluigi Maccalli, entrambi nelle mani di rapitori in Africa, di cui ci auguriamo la liberazione e il rientro a casa sani e salvi come per Luca e Esith.


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