Dopo gli arresti di giornalisti e la chiusura di testate che hanno raccontato le repressioni e le violazioni dei diritti umani in Egitto, o semplicemente avevano criticato il regime, la repressione si è abbattuta sui cronisti che si stanno occupando dell’emergenza Coronavirus. Le autorità egiziane questa hanno arrestato mercoledì scorso l’editorialista del Guardiam e scrittrice Ahdaf Soueif insieme a diversi attivisti di spicco, tra cui la madre e la sorella di Alaa Abdel Fatah, volto simbolo della rivolta di Piazza Tahrir del 2011, che avevano manifestato contro il divieto di contatto con i prigionieri politici imposto dalle autorità a causa dell’epidemia di coronavirus, chiedendo inoltre che i prigionieri nelle carceri egiziane non fossero lasciati in balia del Covid-19. Tutte loro sono state rilasciate il giorno dopo.
Nelle stesse ore il Servizio d’informazione statale (Sis) si accaniva non solo contro i colleghi e media egiziani ma anche operatori e organi di informazione internazionali come il quotidiano britannico “The Guardian” che ha visto revocare l’accredito al proprio corrispondente a seguito di un articolo in cui sarebbero stati diffusi dati inesatti sui contagi di coronavirus in Egitto.
Il Sis ha posto sotto stretta osservazione anche il corrispondente del New York Times, accusato di aver pubblicato dei dati falsati sul suo profilo Twitter.
Secondo il governo del presidente Abdel Fattah al Sisi, entrambi i giornalisti avrebbero attinto le informazioni da uno studio condotto da un medico che comprendeva stime arbitrarie sul traffico aereo mondiale e sul numero di passeggeri.
Il coronavirus si sta dunque rivelando un detonatore delle tensioni fra l’amministrazione egiziana e i media occidentali già da tempo nel mirino della censura.
“I censori innestano la quinta sulla copertura del coronavirus”, titolava oggi il sito Monitor Pulse, segnalando le pressioni esercitate dal Sis sui due quotidiani stranieri. Il Guardian domenica scorsa aveva pubblicato un articolo sostenendo che le infezioni da Covid-19 nel Paese fossero più alte di quelle indicate nelle cifre ufficiali e, citando esperti canadesi, parlava di 19.300 casi rispetto ai 126 indicati in quei giorni dal ministero della Salute egiziano.
Lo studio canadese era stato twittato poi dal corrispondente del Nyt, Declan Walsh. Per entrambi i casi il Servizio di informazione statale aveva parlato di azioni “deliberatamente fuorvianti”.
Il Sis in passato ha avuto attriti anche con Reuters, Bbc e Times. Non a caso l’Egitto viene collocato al 163/o posto su 180 nella classifica mondiale della libertà di stampa di ‘Reporters sans frontieres’ e secondo il ‘Committee to protect journalists’ è fra i Paesi, con Turchia, Arabia Saudita e Cina, che arrestano più giornalisti al mondo.