“Fra gli scopi principali del Protocollo condiviso fra Governo e parti sociali sottoscritto ieri cìè quello di garantire i servizi essenziali, e fra questi c’è anche l’editoria”. Chiaro, anzi chiarissimo. A parlare è Pierpaolo Baretta, sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, sorpreso dall’emergenza coronavirus a Mestre, dove risiede.
“Ho preferito rimanere nel territorio e fare sentire e dimostrare vicinanza concreta. Finora la tecnologia ci è venuta in aiuto con riunioni in skype e videoconferenze ma non è escluso che la prossima settimana debba comunque recarmi a Roma con tutte le precauzioni del caso”.
“Lo ripeto l’accordo che va a dettagliare ancor più le misure di sicurezza da adottare – continua Baretta – deve valere per tutti i luoghi di lavoro qualsiasi essi siano, di qualsiasi categoria e, lo ripeto, in particolare per quei settori che sono considerati essenziali e tra questi c’è l’editoria. Mai come ora infatti si comprende quanto e come l’informazione, quella buona, quella professionale, quella che verifica le fonti, sia importante e fondamentale”.
L’informazione alla stregua di un bene pubblico, dunque. Di un bene che non è solo degli editori o dei giornalisti, ma di tutti i cittadini. Un bene tutelato anche dal dettato costituzionale laddove, e non solo, nell’art. 21 sancisce, insieme alla libertà di espressione, il dovere di informare e il diritto di essere informati.
Un bene che i giornalisti tutti, dipendenti e autonomi, stanno salvaguardando anche mettendo a repentaglio la propria salute. Non a caso sta crescendo il numero dei contagiati, da Nord a Sud e purtroppo il Veneto non fa eccezione, con i quattro casi registrati tutti nella redazione padovana del Corriere del Veneto.
Secondo lei i giornalisti sono da inserire tra le categorie di lavoratori a rischio?
“La riposta è sì proprio – dichiara Baretta, eprimendo l’augurio di pronta guarigione ai colleghi risultati positivi a tampone – perché assicurano un servizio essenziale e se da un lato la cronaca si fa sul campo, in presa diretta, modalità per cui si è giocoforza più esposti al contatto e quindi anche al contagio, insieme all’adozione di tutte le protezioni e cautele personali occorre sviluppare molto lo smart working, il lavoro a distanza. Si tratta di una modalità che nel caso del giornalismo può aiutare molto e quindi raccomando a tutte le aziende che ci sia questo tipo di intervento, da un lato per tutelare al meglio i giornalisti, e dall’altro per potere mantenere la continuità dell’informazione, che lo ribadisco è indispensabile”.
Il Governo in queste ore sta definendo il pacchetto di misure straordinarie a sostegno dei liberi professionisti, delle partite Iva, dei precari, dei lavoratori atipici, riguarderà anche le migliaia e migliaia di giornalisti freelance e cococo?
“La linea con cui stiamo approcciamo questo fronte – afferma Baretta – è che nessuno può essere lasciato solo. Ovviamente bisogna mettersi nell’ottica che questo provvedimento sarà uno dei provvedimenti, non sarà l’unico, perché dovremo affrontare i vari aspetti relativi anche in progressione. Quindi se ci fossero degli affinamenti da fare li faremo di sicuro.
Ma è certo che in questo primo step serve dare un segnale a tutti, nessuno escluso, sapendo che comunque non sarà un’azione sufficiente perché la dimensione del problema è davvero grave e rilevantissima. Noi – prosegue Baretta – siamo passati da 3 a 7 a 25 miliardi stanziati e pensiamo che non basteranno. Dobbiamo continuare a lavorare sodo, come fatto finora, nell’ottica di una grande collaborazione, di una grande alleanza tra Governo, categorie economiche e rappresentanze dei lavoratori efra queste c’è anche la Federazione nazionale della stampa”.
Tempi di adozione di tali misure estese anche al mondo del giornalismo?
“Un primo provvedimento tra oggi e domattina anche perché prevediamo la sospensione dei pagamenti dell’Iva, che scatterebbe appunto domani. E’ necessario che vi sia questa certezza. Ma – conclude Baretta – in settimana sono in programma altri provvedimenti”.