C’è un’altra vittima della Pandemia da Coronavirus: è la società neoliberista. A certificarne la morte è stato il Presidente francese Emmanuel Macron, accorso giovedì scorso al capezzale del suo paese, colpito “dalla più grave crisi che la Francia abbia conosciuto da oltre un secolo”. Un appello alla nazione di mezzora, nel “prime time” televisivo, che probabilmente ha cambiato il cammino ideologico del “campione francese” del neoliberismo e ha decretato l’’inizio della fine del Turbocapitalismo.
Convintosi, dopo alcune riottosità e sottovalutazioni (come in Germania e in Spagna d’altronde), a seguire le misure più drastiche già adottate dal governo italiano, Macron ha deciso che comunque domenica prossima si terranno le importantissime elezioni amministrative, nelle quali si misurerà la sua popolarità e la forza locale del suo raggruppamento, La République en Marche. Con la quasi scomparsa elettorale del Partito Socialista, che finora deteneva la maggioranza di sindaci nelle maggiori città dell’Esagono, tra cui Parigi, Lille e Strasburgo (solo Lione è in mano ai “macroniani”), il Presidente infatti spera in un en-plein o quantomeno un pareggio con i concorrenti verdi, ultimamente in forte aumento nei sondaggi.
Ma il Discorso alla nazione è servito al giovane, e ormai l’unico e più autorevole leader europeo (visto il lento ed inesorabile declino della cancelliera tedesca Angela Merkel e l’uscita di scena della Gran Bretagna di Boris Johnson), per lanciare un messaggio a dir poco di rottura con le sue precedenti impostazioni neoliberiste in campo politico, economico, sociale. Ha promesso persino che ne parlerà anche con il presidente USA, Donald Trump, padrone di casa del prossimo G7 di giugno. Sempre che per quel periodo la pandemia venga sconfitta e il summit non debba saltare!
Intanto, ha dato il via libera ad una serie di eccezionali provvedimenti per tutelare non solo la salute dei francesi, le emergenze sanitarie e per finanziare la ricerca scientifica sul virus, ma anche per aiutare lavoratori ed imprese nella difficile crisi che si va acuendo. “Costi quel che costi!”, assicura Macron. E senza neppure citare la leader della destra sovranista ed euroscettica della destra, Marine Le Pen, ha commentato che va sconfitto “l’arroccamento nazionalista, perchè questo virus non ha un passaporto”. Per questo è essenziale cooperare anche a livello europeo. “Ho chiesto al governo di preparare un piano di ripresa nazionale ed europeo coerente con le nostre priorità e impegni per il futuro… Questa crisi dovrebbe essere l’occasione per una mobilitazione nazionale di solidarietà tra generazioni.”
E poi l’affondo contro le asfittiche decisioni della Christine Lagarde, presidente francese della BCE, che ha suscitato polemiche non solo in Italia, ma anche nei vertici della Commissione Europea. Un giudizio che non lascia scampo alla sua connazionale: “La Banca centrale europea ha già annunciato le sue prime decisioni. Saranno sufficienti? Non ci credo. L’Europa reagirà in modo organizzato, massiccio, per proteggere la sua economia.”
D’ora in poi, pertanto, l’esperta di diritto internazionale, grande lobbista per 20 anni presso le istituzioni comunitarie, poi ministro economico con Sarkozy e quindi primo Direttore generale donna del FMI, Chistine Lagarde, dovrà districarsi sulla graticola delle opposizioni anche formali dei leader europeisti (come quelle degli italiani Mattarella e Conte). Con la decisione della Commissione, e fra pochi giorni dell’Eurogruppo, di bloccare il Fiscal Compact, dovrà anche digerire l’abbassamento di qualche decimale dei tassi di interesse; ma soprattutto molto probabilmente dovrà avviare il varo degli Eurobond, finora visti come il diavolo specie dalle autorità bancarie tedesche. Ma il Coronavirus ha rotto anche questo tabù!
E infine, Macron ha anticipato una sorta di scossone ideologico verso gli ambienti politici del continente e tra i cosiddetti poteri forti. Quegli stessi ambienti finanziari che, stando alle critiche ricorrenti nei suoi confronti, ne avrebbero determinato l’ascesa all’Eliseo.
“Ciò che questa pandemia rivela è che ci sono beni e servizi che devono essere collocati al di fuori delle leggi del mercato. Domani dovremo imparare le lezioni del momento che stiamo attraversando, mettere in discussione il modello di sviluppo in cui il nostro mondo è stato impegnato per decenni e che rivela i punti deboli delle nostre democrazie.
Ciò che questa pandemia sta già rivelando è che l’assistenza sanitaria gratuita, senza condizioni di reddito, carriera o professione, il nostro stato sociale, non sono costi o oneri, ma beni preziosi, beni essenziali.
Ci sono beni e servizi che devono essere collocati al di fuori delle leggi del mercato. Delegare del tutto agli altri la nostra alimentazione, la nostra protezione, la nostra capacità di prenderci cura, il nostro ambiente di vita, è una follia. La salute non ha prezzo”.
Quanto di più lontano dalle certezze neoliberiste di Trump, Jhonson, del Fondo Monetario, degli ambienti finanziari dominanti, degli economisti monetaristi e opinionisti iperliberisti, che finora hanno dettato legge, nonostante la crisi distruttiva del 2008. Certo, Macron non sarà un “rivoluzionario”, resteranno pur sempre le sue origini da tecnocrate, ma stavolta ha messo sul tavolo della democrazia “ai tempi del Coronavirus” carte davvero pesanti, con le quali “andare a vedere”. E chissà che stavolta a vincere nella partita del poker mondiale sui destini dell’umanità non siano le istanze dell’economia circolare, solidale e neo-keynesiana.