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Coronavirus e carcere. Le riflessioni del Garante nazionale sul testo del nuovo Decreto legge

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Decreto legge

Al momento di scrivere questo nuovo diario, non è ancora noto il testo definitivo dell’articolo relativo al carcere che verrà inserito nel complessivo Decreto approvato dal Governo oggi pomeriggio. Tutta la giornata è stata caratterizzata da ipotesi, proposte e sollecitazioni giunte da più parti. La Magistratura di sorveglianza, attraverso il proprio coordinamento (Conams), ha indicato «la necessità di adozioni urgenti di misure serie e celeri di prevenzione e contenimento della diffusione virale negli Istituti penitenziari», nella prospettiva di «un piano ragionato, ordinato e non indiscriminato di scarcerazioni che almeno riporti il sistema penitenziario entro la sua capacità regolamentare». Parallelamente, ha richiesto «provvidenze di eccezionale sostegno ai settori giurisdizionali che sovraintendono a tali misure». Dal canto loro, tutte le principali organizzazioni che operano nell’ambito penitenziario – sia di impostazione religiosa che di impostazione laica – hanno inviato messaggi di sollecitazione di provvedimenti efficaci e al passo con il problema e con la sua rapidità di evoluzione.

Il Garante nazionale ha interloquito a lungo con i rappresentanti governativi, evidenziando i criteri di necessità, incidenza numerica e semplicità di adozione delle misure stesse. Aveva proposto nei giorni scorsi di intervenire sugli istituti della detenzione domiciliare speciale, della liberazione anticipata e della conversione in detenzione domiciliare del rientro serale in Istituto nei casi della semilibertà. Tutto ciò anche nella prospettiva di dare un inquadramento normativo a decisioni che localmente i Tribunali di sorveglianza stanno assumendo, attraverso tavoli di confronto con i Garanti territoriali e in alcuni casi con rappresentanze delle persone detenute.

Il Governo ha invece scelto la linea di intervenire sulla legge 199 del 2010 (“Disposizioni relative all’esecuzione penale presso il domicilio delle pene detentive non superiori a 18 mesi”), mantenendo la sua estensione di applicabilità ai 18 mesi di pena inflitta o di residuo di pena, prevedendo per un periodo fino al 30 giugno una procedura molto alleggerita e che, se da un lato toglie alcuni vincoli che richiedevano una valutazione del Magistrato di sorveglianza, da un altro lato ne introduce altri di natura disciplinare. Inoltre, prevede uno scaglionamento temporale anche in funzione della reperibilità di braccialetti elettronici.

Complessivamente si tratta di un primo passo, limitato, che comunque darà risultati quasi immediati per residui molto brevi di pena e per i residui maggiori si articolerà nelle prossime settimane.

Istituti penitenziari

Dalla rete dei Garante diffusa sul territorio, risulta che molti Istituti si stanno attrezzando per garantire i contatti delle persone detenute con le famiglie, attraverso il potenziamento del servizio dei colloqui in video chiamata con i familiari e l’autorizzazione dei colloqui telefonici aggiuntivi. Sono inoltre stati attivati interventi di sensibilizzazione e informazione rivolti alle persone detenute sulle modalità di prevenzione del contagio da Covid-19.  Il volontariato, i cappellani e le Caritas stanno operando per cercare di sopperire alla mancanza dei sostegni materiali che vengono normalmente dalle famiglie.

In tutti gli Istituti è funzionante il sistema di triage delle persone che vengono dall’esterno (nuovi giunti, detenuti trasferiti da altri Istituti, avvocati, personale esterno, ecc.).

Rems

Dalle informazioni arrivate da 14 Rems, risulta che i colloqui visivi sono stati quasi ovunque sospesi o talvolta ridotti; contestualmente sono stati potenziati i contatti telefonici o in video-chiamata.

Ovunque sono state ampliate le attività riabilitative e ricreative interne, dato che quelle esterne sono sottoposte alle limitazioni valide per tutta la popolazione.

Cpr e hotspot

Nei Centri per il rimpatrio, la situazione è rimasta sostanzialmente invariata rispetto alle presenze delle persone trattenute segnalate nel precedente aggiornamento del Garante.

Rimane tuttora aperta la questione sollevata dal Garante al Ministero dell’interno sul trattenimento di persone che, prossime al termine massimo della restrizione della libertà, non potranno essere rimpatriate per la sospensione dei voli. Il trattenimento in un Centro per il rimpatrio di persone che di fatto non possono essere rimpatriate rischia di configurarsi come “illecito trattenimento” ai sensi della stessa Direttiva rimpatri del 2008.

Negli hotspot sono attualmente presenti 26 persone a Lampedusa, in quarantena preventiva per ordinanza del sindaco, mentre in quello di Pozzallo 288 persone vi soggiornano da circa un mese, in attesa di essere rilocate nei diversi Paesi europei. Tuttavia, la procedura è ferma per via dell’emergenza sanitaria in atto.


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