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Coronavirus. Al 24 marzo, 54.030 i contagi, ancora in calo, 6.820 i decessi e 8.326 i guariti

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Conte spiega agli italiani il nuovo decreto. Intanto la Borsa si riprende, e lo spread scende

Sono 54.030 le persone ancora contagiate dal Covid-19 in Italia. Si tratta di 3.612 casi in più di ieri ma in calo rispetto alla rilevazione del giorno precedente quando la crescita era stata di 3780 casi. E’ il terzo giorno consecutivo che i dati calano. Lo ha annunciato il capo dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, nel corso del consueto bollettino delle ore 18 sulla diffusione del coronavirus in Italia. I decessi salgono di 743 unità a quota 6.820 mentre i pazienti guariti sono 8.326 (894 in più rispetto a ieri). Un grazie “a tutti gli operatori sanitari, in particolare a chiunque opera negli ospedali a contatto con questi malati. Sono un esempio straordinario della generosità di questo paese e qualcuno di questi colleghi ha perso anche la vita per riuscire a salvare quanti più malati possibili. Il nostro compito, la nostra priorità, lo ripeto ancora una volta, è tutelarli nel miglior modo possibile”, il messaggio è rivolto agli operatori sanitari dal presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli, che ha partecipato alla conferenza stampa alla Protezione civile. Per quanto concerne la ricerca biomedica, Locatelli ha detto che “la Cts di Aifa sta continuando in maniera assolutamente solerte e con uno sforzo assolutamente encomiabile a valutare tutte le proposte che arrivano – spiega – e quanto è stato identificato come percorso di sottomissione dei protocolli clinici, valutazione della Cts da parte di Aifa e poi trasferimento a un Comitato unico nazionale ha esattamente lo scopo di accelerare quella che è l’approvazione di protocolli terapeutici per il trattamento dei malati”, e “si sono raggiunte delle tempistiche assolutamente inimmaginabili in termini di riduzione”. Quindi “avere un comitato unico nazionale è un elemento di forza e non come qualcuno ha detto un collo di bottiglia”, conclude il presidente Css.

La conferenza stampa di Giuseppe Conte in collegamento audiovideo coi giornalisti

Giuseppe Conte prova a mettere ordine tra le ormai tante norme anti coronavirus, a un mese dalla creazione delle prime zone rosse. Il decreto elenca 28 restrizioni e regole, accorpando quelle adottate con i diversi dpcm: dallo stop agli spostamenti alla possibile chiusura di strade e parchi, cinema e ristoranti. L’orizzonte temporale è il 31 luglio, perché a fine luglio è ad ora fissata la fine dell’emergenza, dichiarata a gennaio. Ma Conte è sembrato determinato e con una precisa volontà di tranquillizzare gli italiani: non staranno chiusi in casa fino a luglio. Sulle singole misure si deciderà di mese in mese, in base ai dati del contagio. Ma il premier, alla terza giornata di leggero calo dei contagi ma con aumento dei morti, spera di “allentare prestissimo la morsa”: “Più rispettiamo le regole prima ne usciamo tutti, con uno stile di vita migliore”. Il presidente del Consiglio parla in una conferenza stampa da Palazzo Chigi, un po’ surreale, per la verità, con i giornalisti collegati via internet e con la evidente assenza, almeno dalle domande, di quei cronisti che avevano fatto fuoco e fiamme contestando la decisione di Conte di parlare sabato scorso attraverso Facebook. Ci saremmo attesi almeno qualche domanda al premier sulle regole per l’informazione democratica sollevate nei giorni scorsi su tante testate. Invece nessuna domanda sul tema, e neppure sulle decisioni europee e mondiali. Solo richieste di chiarimenti. Va detto inoltre che la conferenza stampa è avvenuta dopo una discussione norma su norma lunga oltre due ore in Consiglio dei ministri. Nello stesso tempo il governo è impegnato in un confronto serrato con i sindacati: incombono scioperi come quello dei metalmeccanici in Lombardia e in altre regioni e la minacciata chiusura dei benzinai a partire da mercoledì notte… Continua su jobsnews


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