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Coronavirus. 3089 i contagi, ma cresce il numero dei guariti, 276. I decessi sono 107

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Scuole e università: sospese attività didattiche in tutta Italia fino al 15 marzo

Di Pino Salerno

In un giorno ci sono stati 116 guariti da coronavirus, per un totale di 276 dall’inizio dell’emergenza, e 28 deceduti, per un totale di 107. I morti sono stati 17 in Lombardia, 5 in Emilia Romagna, 3 nel Veneto, 2 nelle Marche, uno in Puglia. Lo dice il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, in conferenza.  La concentrazione maggiore è nel focolaio in Lombardia, con 1.820 casi e 73 deceduti, circa il 70% del totale. Segue l’Emilia Romagna con 544 casi e 22 decessi, poi il Veneto con 360 casi e 6 decessi. Gli altri 6 pazienti che hanno perso la vita sono distribuiti nelle Marche 4, in Liguria 1 e in Puglia che oggi registra la prima vittima. Il numero dei nuovi decessi oggi è superiore di 1 persona rispetto a ieri: 28 contro 27. Cresce maggiormente oggi, in proporzione, il numero dei guariti: il 2 marzo erano 149, ieri sono cresciuti di 11 unità e oggi balzano di altri 116 persone. Quanto al numero totale di malati si passa da 2.036 di lunedì 2 marzo a 2.502 di ieri fino ai 3.089 di oggi. Le misure sul piano nazionale per contrastare la diffusione del Covid-19 contenute nell’ultimo decreto su cui il governo sta lavorando si applicheranno fino al 3 aprile, anziché fino al 30 marzo. Ad esempio lo stop fino al 4 aprile si applicherà ai congressi, alle riunioni, ai meeting e agli eventi sociali in cui è coinvolto personale sanitario o personale incaricato dello svolgimento di servizi pubblici essenziali o di pubblica utilità.

Le scuole e le università resteranno chiuse dal 5 fino al 15 marzo

Lo hanno reso noto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Il provvedimento prevede la chiusura delle scuole nelle zone rosse e la sospensione delle attività didattiche nel resto del Paese. Con la sospensione, in pratica, va a scuola solo il personale amministrativo, restano a casa docenti e studenti. “Ci è arrivata la valutazione tecnico scientifica da poco – ha spiegato Conte – e nel margine di discrezionalità politica che rimane al governo, su proposta del ministro Speranza e sentita la ministra Azzolina, alla luce degli elementi acquisiti e che ognuno sta andando un po’ per conto suo sul territorio, abbiamo ritenuto di sospendere fino al 15 marzo le attività didattiche, lasciando al comitato tecnico scientifico di valutare come stia evolvendo la crisi”. Per il governo non è stata una decisione semplice. “Abbiamo aspettato il parere del comitato tecnico-scientifico e abbiamo deciso prudenzialmente, visto che la situazione epidemiologica cambia velocemente, di sospendere le attività didattiche al di fuori della zona rossa fino al 15 marzo, a partire da domani, 5 marzo” ha annunciato il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, in conferenza stampa a Palazzo Chigi. “So – ha rimarcato Azzolina, affiancata in sala stampa dal presidente Conte – che è una decisione di impatto. Come ministro dell’Istruzione spero che i miei alunni tornino al più presto a scuola e mi impegno a far sì che il servizio pubblico essenziale, seppur a distanza, venga fornito a tutti i nostri studenti”. E fino al 15 marzo sono sospese le attività didattiche anche delle università. A confermarlo il ministro dell’Università e la Ricerca, Gaetano Manfredi. “Fino al 15 marzo – spiega Manfredi – è disposta la sospensione delle attività didattiche e curriculari delle università e delle istituzioni AFAM italiane, le quali nell’esercizio della loro autonomia potranno garantire come già avvenuto in molti atenei la formazione con modalità a distanza. Gli Atenei continuano a sviluppare tutte le attività di ricerca e a garantire tutti gli altri servizi agli studenti nel rispetto delle disposizioni del Ministero della Salute”.

Le reazioni positive alla decisione su istruzione e università: Zingaretti e Burioni

Giusto chiudere le scuole per l’emergenza Coronavirus? Lo è stato chiesto al segretario nazionale del pd, Nicola Zingaretti. “Io penso di sì perché è evidente che il primo vero grande provvedimento economico è sconfiggere il virus abbassando i rapporti tra le persone e cambiare le abitudini. Si contribuisca a diminuire il numero di spostamenti delle persone. E’ una decisione saggia ma è anche il momento di dire la verità: il primo obiettivo è sconfiggere il virus”. Nicola Zingaretti l’ha detto durante il prologo di Porta a Porta. Positivo anche il parere di uno scienziato del calibro di Roberto Burioni. La chiusura delle scuole fino al 15 marzo “è un provvedimento giustissimo, anzi sacrosanto: servirà a garantire maggiore sicurezza” e a contrastare la diffusione del nuovo coronavirus. Il virologo Roberto Burioni aggiunge: “ho sentito che se ne stava discutendo, e ciò mi ha stupito: non c’è neanche da discutere su questo. Si tratta di un provvedimento dovuto. Se non fermiamo questa epidemia – conclude – siamo nei guai”.

La crisi della cultura, oltre 3 miliardi le perdite. La denuncia di Federcultura

“Si potrebbe determinare una perdita di circa 3 miliardi di euro di spesa per attività culturali e ricreative, stimando in modo prudenziale nel prossimo semestre una diminuzione del 20% dei consumi nel settore”. E’ l’allarme lanciato da Federculture sulla base delle prime rilevazioni effettuate presso le imprese culturali associate su tutto il territorio nazionale, e in particolare nelle regioni del Nord. Dati che, secondo Federculture, “permettono già oggi di calcolare un primo impatto sul settore della cultura, e prevalentemente museale, della crisi in atto a seguito della diffusione del virus Covid-19. Diminuzioni di incassi a fatturati che vanno dal 20% al 70% a seconda delle realtà interrogate e che, anche se sono più evidenti in Piemonte, Lombardia, Veneto, si estendono in tutta la penisola”. I dati sono stati presentati da Federculture all’incontro convocato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo sugli effetti dell’emergenza del Coronavirus sul settore delle imprese culturali alla presenza della sottosegretaria Anna Laura Orrico alla quale è stata illustrata una prima sintetica analisi della situazione e le proposte dei territori. Federculture ha evidenziato che “le conseguenze negative sono molteplici anche nelle zone non interessate dai provvedimenti: dal repentino calo delle presenze turistiche e degli ingressi ai musei e ai luoghi della cultura alle disdette delle visite didattiche, dalla cancellazione di eventi privati e ‘commerciali’ alla mancata partecipazione a fiere internazionali per l’imposizione di quarantena dopo l’atterraggio, fino all’impatto sull’occupazione e sull’indotto diffuso sul territorio. Ai danni diretti si aggiungono quelli indiretti, derivanti dalla contrazione della fruizione dei servizi ausiliari integranti l’offerta museale, erogati dai concessionari (bookshop, caffetterie, ristorazione…). Se al momento sono principalmente le regioni del Nord ad essere colpite dal virus e dai provvedimenti conseguenti fatti nel tentativo di contenere l’emergenza, c’è però preoccupazione in tutto il Paese. L’intero comparto della cultura è in difficoltà”. Alle prime cifre rilevate, infatti, Federculture aggiunge le stime sugli impatti che il perdurare della crisi avrebbe nel medio periodo. “A livello di consumi si potrebbe determinare una perdita di circa 3 miliardi di euro di spesa per attività culturali e ricreative, stimando in modo prudenziale nel prossimo semestre una diminuzione del 20% dei consumi nel settore”.

Da jobsnews

 


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