Sono tornato. E’ il titolo del film di Luca Miniero, uscito nel febbraio 2018, fondato su una intuizione di fantapolitica: il 28 aprile 2017 nel bel mezzo di Piazza Vittorio, cuore multietnico della Capitale, si materializza il Duce in persona, risorto proprio nel giorno della sua morte. Una volta risuscitato Mussolini decide di riprendere in mano le sorti del paese; la trama del film si confronta con l’ambiguità dei sentimenti di fascino o ripudio che la riapparizione traumatica del Duce può provocare.
Tutti quanti abbiamo sorriso di questa provocazione, però adesso, dopo due anni scopriamo che si tratta di una profezia nera che si sta autoavverando. Non a Roma, ma a Budapest il Duce è risorto, non il 28 aprile 2017, ma il 30 marzo 2020 quando il Parlamento ungherese ha votato una legge che concede al premier Viktor Orban pieni poteri a tempo indeterminato. Per decreto è stato concentrato nelle sue mani il potere legislativo, Orban potrà emettere decreti che hanno valore di legge, potrà – a suo insindacabile giudizio – chiudere il Parlamento, cambiare come vuole o sospendere leggi in vigore e rinviare, cancellare o vietare ogni elezione.
Avendo già smantellato l’indipendenza della magistratura e messo la museruola alla stampa, adesso la legge gli consente anche di criminalizzare, con sanzioni fino a cinque anni di carcere tutti coloro che diffonderanno critiche sulla gestione dell’allarme sanitario, sullo stato della sanità pubblica o su altre decisioni del potere politico. In altre parole, prendendo a pretesto l’emergenza sanitaria, Orban si è fatto incoronare Duce. Di slancio è riuscito persino a superare il suo modello, facendosi attribuire dal Parlamento un potere enormemente superiore a quello che il Parlamento del Regno aveva attribuito a Benito Mussolini con la legge 24 dicembre 1925 n. 2263 (Attribuzioni e prerogative del Capo del Governo, Primo ministro, Segretario di Stato). Con quella legge veniva attribuito al Governo, che non aveva più bisogno di ottenerne la fiducia, il controllo dell’attività delle Camere (art. 6 “nessun oggetto può essere messo all’ordine del giorno di una delle due Camere, senza l’adesione del Capo del Governo”), ma il potere legislativo restava pur sempre in capo al Parlamento, che non poteva essere chiuso o sospeso neppure dal Duce.
Tuttavia la procedura per la demolizione dello Stato di diritto è la stessa utilizzata dal fascismo. Il regime fu costruito con metodo “democratico”, attraverso una serie di “leggi fascistissime”, votate dal Parlamento e ratificate dal Capo dello Stato (il Re), in conformità alla costituzione vigente nel Regno d’Italia.
Così con lo stesso metodo “democratico”, Orban ha realizzato un colpo di Stato incruento attribuendosi quei “pieni poteri”, che ad agosto dell’anno scorso il suo amico italiano aveva rivendicato senza successo.
Non c’è da meravigliarsi quindi se Salvini abbia respinto ogni critica verso il premier ungherese mettendo in evidenza che vi è stata una votazione democratica di un Parlamento democraticamente eletto, per giunta nascondendo ogni punta d’invidia.
Non v’è dubbio che sullo sfondo di questi eventi c’è il fatto drammatico della pandemia che pone delle sfide durissime al funzionamento di tutti gli ordinamenti democratici e alla stessa Unione Europea, costringendo la politica a fare delle scelte cruciali. La vicenda ungherese dimostra che all’emergenza sanitaria si può rispondere con un salto nel buio facendo prevalere le tendenze sovraniste e antidemocratiche che attraversano, con gradazioni diverse, tutti i paesi europei, di cui sono alfieri la Polonia e l’Ungheria.
L’evoluzione in atto in Ungheria costituisce un oltraggio ai principi su cui si basa la convivenza fra le nazioni Europee poiché “l’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani” (art. 2), aderisce alla CEDU, precisando (art.6) che: “ I diritti fondamentali, garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri, fanno parte del diritto dell’Unione in quanto principi generali”.
E’ ben vero che si tratta di principi soltanto declamati perché la grave violazione dei principi fondamentali dello Stato di diritto può essere censurata soltanto con decisione assunta all’unanimità dal Consiglio Europeo. Per questo le procedure avviate contro la Polonia e l’Ungheria probabilmente sono destinate ad arenarsi.
In questo tempo infame gli spetti del passato tornano ad aleggiare nel nostro cielo e si stanno materializzando. Noi siamo sospesi tra un passato a cui non si può tornare, un presente terribile e un futuro che non sappiamo immaginare. E che potrà essere molto peggiore o molto migliore. Per andare nella seconda direzione occorre discernere nella situazione che stiamo vivendo gli aspetti di speranza da quelli mortiferi e richiedere alla politica di fare le scelte conseguenti.