Si è aperto uno spiraglio nella vicenda giudiziaria di Patrick George Zaky, lo studente egiziano del Master in studi di genere dell’università di Bologna arrestato ormai 10 giorni fa al rientro nel paese natale per visitare la famiglia.
Inusualmente, è stato accolto il ricorso della difesa di Patrick contro l’ordinanza di detenzione preventiva emessa sabato 8 febbraio.
L’esame del ricorso avrà luogo il 15 febbraio. Se verrà accolto, Patrick potrà essere rimesso in libertà. Se verrà respinto, si passerà all’udienza del 22, nella quale sarà deciso se prorogare di altri 15 giorni la detenzione preventiva.
Proprio perché è un fatto raro, la decisione della giustizia egiziana apre a un moderato ottimismo. Non significa, ovviamente, aver vinto e occorre essere prudenti.
Una cosa però si può già dire: intorno a Patrick si è creata una gigantesca solidarietà, fatta di ragazze e ragazzi, colleghi universitari e non, che hanno manifestato praticamente ogni giorno a Bologna; di dichiarazioni di grande rilievo, come quelle del presidente del Parlamento europeo Sassoli e del sindaco bolognese Merola; di iniziative parlamentari, di attenzione della stampa e di mobilitazione delle organizzazioni per i diritti umani.
Questo “fare rumore”, la strategia adottata dalle prime ore successive all’arresto di Patrick, ha inizialmente fatto sì che lo studente di Mansoura fosse in qualche modo protetto da un destino che avrebbe potuto essere fatale. Ora deve far sì che l’Italia – intesa anche e soprattutto come istituzioni di governo – resti vicina a Patrick.
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