Un viaggio attraverso l’Argentina, da Buenos Aires alle montagne della Patagonia sulle tracce di una ragazza inghiottita dalle viscere della terra.
Cornelia Villalba, quindici anni, era, insieme a Pipa, Micaela, Mariana e Leonora, una delle cinque studentesse della prestigiosa scuola inglese di Buenos Aires, il Dullmich College, in gita scolastica ad El Paraje, un paesino popolato da ombre, nel sud del Paese, dopo che il vulcano Tunik aveva fagocitato ogni cosa. Unica realtà umana rimasta, la modesta locanda della famiglia Alonso, dove le giovani studentesse avevano trovato alloggio. Ad accompagnarle, la Professoressa di scienze naturali Ludmila Roviralta. Scopo del viaggio: lo studio delle conseguenze della violenta, ultima, eruzione vulcanica occorsa alcuni anni prima. Ma nelle intenzioni dell’insegnante doveva essere anche una lezione di vita da impartire alle studentesse viziate che erano abituate a vivere nella bambagia.
Ma ecco che la sera del loro arrivo, le cinque ragazze, d’accordo con il giovane e attraente Ariel Alonso, decidono di trascorre la serata nel bar del paese, all’insaputa dell’insegnante. All’indomani però, la Roviralta si accorge che le ragazze presenti nella struttura erano soltanto 4. Della quinta, Cornelia, nessuno sembra ricordare alcunché, forse a causa dell’eccesso di alcool bevuto la sera precedente. Unica traccia, quella segnalata dal giovane Ariel: una collana, quella di Cornelia, ritrovata nulla neve a pochi passi dalla locanda.
A dieci anni da quella tragica notte, nella chiesa di Santo Domingo a Buenos Aires, in occasione della messa celebrata per tenere vivo il ricordo di Cornelia, ritroviamo, insieme alla sua famiglia, le quattro amiche di quella bravata. Alla cerimonia, prende parte anche un’anziana donna, Antonia Delgado, appassionata di necrologi, che aveva seguito con estrema partecipazione le notizie di stampa di quegli anni relative alle ricerche per ritrovare la giovane scomparsa, rampolla della facoltosa famiglia Villalba.
La ricorrenza è l’occasione per le ex studentesse, oramai giovani donne, per ripercorrere quella disgraziata notte in cui scomparve la loro compagna. In particolare, Pipa – Manuela Pelari – diventata nel frattempo, agente della polizia nella sezione omicidi, alla luce di alcune strane coincidenze che sembrano gettare una nuova luce sulla scomparsa di Cornelia, decide di avviare una sua personale indagine sul caso, nel corso della quale si ritroverà ad essere rapita in quegli stessi luoghi che l’avevano tanto segnata e che aveva cercato, inutilmente, di dimenticare.
“Scomparsa” di Florencia Etcheves – pubblicato in Italia lo scorso 30 gennaio da Marsilio Editore nella collana Farfalle (320pagine, 18 Euro) – è un giallo pieno di suspence, un noir di denuncia della crudeltà della tratta delle donne che condurrà il lettore tra le altolocate famiglie borghesi di Buenos Aires e i feroci trafficanti – di droga e di donne – delle province del Sud, capaci di perpetrare ogni atrocità. Nel romanzo della Etcheves – nota giornalista argentina di cronaca nera, e da sempre attivista femminista – spiccano personaggi sapientemente delineati e ricchi di sfaccettature che si snodano in una trama complessa e ricca di colpi di scena. Un racconto crudele ed avvincente della ricerca di una verità troppo a lungo tenuta nascosta – anche dalla complicità di una polizia locale corrotta – con un finale imprevedibile e un po’ amaro. Eccellente la traduzione di Valeria Raimondi. Il romanzo ha ispirato “Perdida”, un film targato Netflix