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Salvini propone il “governissimo”, e Renzi pare accodarsi.

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Il no del Pd, sarebbe un “governo amuchina”, di M5S e di LeU, “vero caso clinico della politica italiana”

Di Pino salerno

Governissimo o “governo Amuchina”, il tentativo di scavalcare Giuseppe Conte con una manovra di palazzo sembra essersi già infranto sul ‘niet’ del Partito Democratico. Proprio i dem hanno infatti accostato l’ipotesi al gel disinfettante divenuto simbolo della psicosi da Coronavirus per i prezzi esorbitanti che il prodotto ha raggiunto nei negozi online. “Avanza l’idea di un esecutivo Renzi-Salvini: il Governo dell’Amuchina. Diciamo no a chi specula sull’emergenza”, fanno sapere i dem. Più secco il commento di Giuseppe Conte: “Un governo di unità nazionale? Siamo già un governo unito per la nazione”. Dopo le ricostruzioni e i retroscena legati alla volontà di Lega e Italia Viva di procedere al ‘governissimo’, è Matteo Salvini ad uscire allo scoperto. “Noi vogliamo che l’Italia riparta. E con il governo Conte non riparte”, è la premessa del leader della Lega che ha incontrato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Siamo in grado di votare da qui a 8 mesi? Probabile”, aggiunge Salvini: “Conte non può accompagnare il Paese, se arriva qualcun altro che decide 3 cose da fare in questi 8 mesi, c’è il sostegno della Lega”. Dunque, un governo elettorale, senza il Partito Democratico e aperto ai soli delusi del Movimento 5 Stelle. Partendo dal centro destra – ma Giorgia Meloni ha già detto no grazie – e con parole d’ordine che suonano come una strizzata d’occhio a Matteo Renzi: infrastrutture, riduzione delle tasse e della burocrazia e uno ‘shock economico’. Una ipotesi, si diceva, di cui si è cominciato a parlare nelle ultime ore, quando la tregua tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi è stata rotta. E a rompere il cessate il fuoco è stato proprio il leader di Italia Viva che, nella sua newsletter settimanale, ha duramente criticato il governo: “Non basterà un’aspirina, occorreranno misure fortissime perché gli errori di comunicazione hanno prodotto un danno enorme all’estero, oltre che in Italia. E questi danni si faranno sentire sul turismo, sulla manifattura, sull’agroalimentare. Dovremo ripartire con mille difficoltà”. Poi, Renzi fa riferimento alla necessità di “metterci tutti insieme, senza distinguo assurdi. Nel nostro piccolo, come Italia Viva ci faremo sentire a tutti i livelli per stimolare le Istituzioni a fare le scelte giuste”.

Ma è il fuori onda del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ad alimentare più di qualsiasi Enews o post su Facebook i retroscena che vorrebbero l’ex rottamatore in procinto di stringere un patto con Matteo Salvini in funzione anti-Conte. Per smentire questi retroscena, il leader di Italia Viva pubblica su Facebook lo screenshot dello scambio di messaggi con il governatore lombardo della Lega, Attilio Fontana: “Mi spiace per le tensioni, se posso dare una mano ci siamo, ci sono. Ti abbraccio forte, Matteo Renzi. Per qualsiasi cosa conta sulla massima collaborazione”. Un messaggio al quale aveva fatto riferimento lo stesso Fontana nel fuori onda durante la conferenza stampa in Regione Lombardia: i protagonisti sono il governatore della Lombardia e l’assessore al Welfare, Giulio Gallera. Sono le ore dello scontro tra governatore e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Quest’ultimo, poche ora prima, ha richiamato i governatori a coordinarsi con il governo e mosso critiche all’ospedale di Codogno per la gestione del primo caso di coronavirus. “Oggi mi ha mandato un messaggio di sostegno anche Matteo Renzi”, dice Fontana che non sa di avere il microfono ancora aperto: “Siamo arrivati proprio… E’ più forte l’odio di Renzi per Conte…”. Di qui il post in cui Matteo Renzi torna sul retroscena per spiegare: “Leggo alcuni media rilanciare gossip e retroscena. Nella giornata di martedì dopo le assurde polemiche tra Governo e Lombardia ho pubblicato un post con un invito all’unità nazionale, ho scritto un messaggio al presidente della Lombardia Fontana e ho parlato al telefono con il presidente del Consiglio Conte. A tutti ho augurato buon lavoro assicurando massima vicinanza e massimo rispetto istituzionale. A differenza di chi vive di retroscena io non faccio polemiche. Nelle difficoltà si sta insieme. Stanco del solito gossip pubblico qui la chat con Fontana. Altro che odio e divisioni: noi siamo per lavorare tutti insieme. A chi semina zizzania rispondiamo con un sorriso”, spiega Renzi.

La politica, tuttavia, si interroga sulle mosse dei due ‘Mattei’. A chiudere la porta a Salvini è prima di tutto l’alleata Giorgia Meloni che spiega: “Fratelli d’Italia considera il governo Conte una esperienza fallita ed è pronto a presentare una mozione di sfiducia al governo per verificare se ci sia ancora una maggioranza che lo sostiene. Ma insistiamo nel dire che la soluzione per il dopo Conte, a nostro avviso, sono libere elezioni. Non è vero, infatti, come ci viene raccontato da più parti, che oggi non si possa votare, e siamo pronti a dimostrarlo”. Dal Partito Democratico arriva un ‘niet’ altrettanto deciso: “Credo che la situazione richieda il massimo sforzo unitario tra tutte le forze politiche. Si può e si deve collaborare anche nella distinzione dei ruoli. Nessuna emergenza però giustifica o rende praticabile un’alleanza con la Lega”, spiega il vice segretario, Andrea Orlando. Più netto Goffredo Bettini: “Non si utilizzi cinicamente il dramma di tante famiglie, per manovre politiche tese a coprire le difficoltà di alcuni partiti e leader. L’unità d’azione nell’emergenza è un dovere di tutti. La formazione di un governo è una scelta politica. E noi con la destra sovranista e populista non possiamo fare alcun governo”, scrive Bettini. Netto il ‘No’ dei 5 Stelle all’ipotesi: “L’Italia ha un governo, che sta lavorando seriamente e che in questo momento è concentrato a dare risposte efficaci rispetto alla diffusione del coronavirus”, spiega il capo politico M5s Vito Crimi: “Altri ragionamenti non ci interessano e pensare di andare al voto in un momento così delicato mi sembra il solito desiderio di chi ha tempo di straparlare e fare sciacallaggio su questioni serie, pensando solo ed esclusivamente al proprio tornaconto personale”.

Infine Leu. Nicola Fratoianni in un post su Facebook chiude a qualsiasi ipotesi di ammucchiata: “La malattia del palazzo. Salvini e la Lega ci riprovano – scrive -. Complice il coronavirus, ripropongono sottobanco governissimi di ogni tipo”. Per poi chiarire: “Non c’è bisogno di alcuna ammucchiata per fronteggiare un virus influenzale. C’è bisogno solo che ciascuno in questo Paese – conclude – faccia il proprio dovere, a tutti i livelli”. Mentre per l’altra costola di Leu “il virus si chiama Governissimo, il vero caso clinico della democrazia italiana”, spiega Arturo Scotto sul sito di Articolo Uno. “La Corona se la spartiscono i due Matteo, perché – si sa – le nomine di Eni, Enel, Finmeccanica luccicano come diamanti e illuminano contemporaneamente il Sole delle Alpi e l’Arno d’argento. La partita è questa, il resto sono chiacchiere da malati di retroscenismo” prosegue Arturo Scotto sul sito di Articolo 1. “Far saltare Conte significa spostare l’equilibrio politico in Italia più a destra” e “tutto questo per un puro calcolo di bottega: il governo Conte ormai è una gabbia per il postrottamatore e il centro tanto agognato – sempre più confinante con la destra – non può realizzarsi nel tempo della formula giallorossa. La giocata è ad alto rischio, passa per una crisi parlamentare e le dimissioni di Conte. Una sorta di #enricostaisereno 2.0”. “Eppure questo tentativo, più avanzato di quanto appaia, non si combatte con il rigurgito moralista. Può essere fermato solo se c’è uno scatto delle forze democratiche che – nell’emergenza – faccia prevalere i fondamentali di un disegno di governo che non è solo il bon ton, ma un’idea di società alternativa a chi vuole consegnare l’Italia a un destino di paura e di egoismo sociale. Non un cronoprogramma di buoni propositi, ma una bandiera che indichi una direzione di marcia per l’ipotesi giallorossa che vada oltre la quotidianità: si chiama questione sociale e vale più di mille manovre parlamentari. Se non prevale questa impostazione, i due Matteo incasseranno il dividendo”.

Da jobsnews

 


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