COSENZA. Soldi e posti di lavoro in cambio di voti. Ancora presunte commistioni tra mafia e politica in Calabria. Il Gup di Catanzaro, Matteo Ferrante, ha rinviato a giudizio Orlandino Greco, ex consigliere regionale del centrosinistra ed ex sindaco di Castrolibero, centro dell’hinterland cosentino. Greco – fedelissimo dell’ex Governatore dem Mario Oliverio – è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione elettorale e voto di scambio. A processo anche l’ex vicesindaco e assessore comunale di Castrolibero, Aldo Figliuzzi. Secondo le indagini – coordinate dall’allora pm della Dda di Catanzaro e oggi procuratore capo di Paola, Pierpaolo Bruni – i due politici avrebbero offerto vantaggi e denaro a presunti capi ed esponenti della cosca Bruni (alias “Bella Bella”) di Cosenza e del clan “Rango-Zingari”.
Si tratta di una vicenda processuale lunga e complessa, iniziata quando nel 2015 la Dda di Catanzaro – guidata da Nicola Gratteri – cercò di fare luce sulle elezioni del 2008. Secondo gli inquirenti l’allora candidato a sindaco Greco e il suo vice Figliuzzi avrebbero promesso «vantaggi illeciti attraverso la realizzazione di atti contrari ai propri doveri d’ufficio, quali l’assunzione di sodali della cosca Bruni all’interno della cooperativa di servizi denominata “Orizzonte Verde” (aggiudicataria di appalto di servizi per conto del comune di Castrolibero) ad Ernesto Foggetti, Marco Massaro, Roberto Violetta Calabrese, Mario Esposito, Marco Foggetti, Fabio Bruni e Giuseppe Prosperoso, nonché promettendo e assicurando la permanenza nel posto di lavoro presso la predetta cooperativa di Mario Esposito e Marco Foggetti pur in presenza di loro reiterate e ripetute assenze presso il luogo di lavoro da parte di entrambi e comunque nonostante i due svolgessero la loro attività lavorativa in modo del tutto negligente, ricevendo in cambio della predetta promessa – poi mantenuta – l’impegno elettorale (procacciamento di voti e affissione manifesti elettorali) da parte degli appartenenti alla cosca Bruni – impegno poi concretizzatosi materialmente». Secondo l’accusa, Greco e Figliuzzi avrebbero «consegnato oltre 20 mila euro a Ernesto Foggetti in qualità di referente del presunto boss Michele Bruni ottenendo a proprio vantaggio e a vantaggio della coalizione elettorale il procacciamento dei voti da parte degli appartenenti alla cosca Bruni».
Sono questi i fatti contestati dalla Dda e per i quali l’ex consigliere regionale Greco e l’ex vicesindaco Figliuzzi andranno a processo il prossimo 6 ottobre davanti al collegio del Tribunale di Cosenza. Tutte accuse che difese – rappresentate dagli avvocati Franco Sammarco, Vincenzo Belvedere e Pasquale Naccarato – cercheranno di smontare. Mentre per gli indagati che hanno scelto il rito abbreviato – tra cui alcuni collaboratori di giustizia – l’udienza preliminare è stata aggiornata al prossimo 20 luglio. L’ex pm della Dda Pierpaolo Bruni ha chiesto la condanna per chi ha scelto il rito abbreviato: Fabio Bruni, 6 anni e 2 mesi di reclusione; il collaboratore di giustizia Violetta Calabrese, un anno e 6 mesi; Alessandro Esposito, 6 anni e 4 mesi di reclusione e 5.400 euro di multa; Mario Esposito, 6 anni 4 mesi; il pentito Adolfo Fogetti, 3 anni e 6 mesi; Ernesto Foggetti, 3 anni e 6 mesi; Marco Foggetti, 4 anni e 8 mesi; Marco Massaro, 3 anni e 8 mesi; Giuseppe Prosperoso, 5 anni e 10 mesi. Anche, in questo caso, i difensori (gli avvocati Rossana Cribari, Gianluca Acciardi, Giorgia Medaglia, Nicola Rendace, Maria Rosaria Gabriele, Antonio Gerace, Maria Karen Garrini) sono pronti a smontare le accuse. L’impianto accusatorio si basa anche sui verbali e i racconti di diversi pentiti che hanno provato a svelare presunti intrecci tra mafia e politica nel Cosentino.
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