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Infodemia da #Coronavirus

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La circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, rendono difficile orientarsi e individuare le fonti affidabili

L’infodemia, ricorda l’enclopedia Treccani «É la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili. Una cura contro l’“infodemia” è quel che si sta preoccupando di trovare l’Organizzazione mondiale della sanità allertando sull’ondata di fake news che il Coronavirus di Wuhan sembra essersi portato con sé in molti altri Paesi del mondo, oltre alla Cina. Ben più di quelli dove la malattia legata al nuovo coronavirus si è manifestata finora».

Mai termine fu più azzeccato, oggi, infatti, molti s’interrogano su come e quanto stia funzionando la nostra comunicazione in questa situazione di «emergenza». Su come poter dare le giuste e corrette informazioni senza sottovalutare l’evento e senza esagerare con inutili allarmismi: una domanda che si fanno soprattutto gli operatori della comunicazione che hanno a cuore la deontologia e che si muovono con senso etico e responsabile.

«#Coronavirus. A parte quelle due cose che si devono sapere per evitarlo, il fatto che tutti abbiano da dire qualcosa m’inquieta. […] Nel frattempo, tutti si sono dimenticati dei palestinesi, dei venezuelani, degli iracheni, degli yemeniti, e ancora dei femminicidi, del razzismo, del clima, della plastica dei rifiuti e di tutti quei posti il cui tasso di mortalità è molto più alto di un virus. Lasciate lavorare i medici, seguite le istruzioni, e tirate avanti senza che sembri ci sia il colera (quello è in Yemen con 1 milione di casi)».

Questo è il post lanciato su facebook dalla giornalista, inviata di guerra e saggista Barbara Schiavulli che ogni giorno redige un interessantissimo radio notiziario su Radio Bullets, https://www.radiobullets.com/, un portale attento al mondo e agli esteri e dove «il punto di partenza sono le notizie, e l’obiettivo e raccontarle standoci dentro».

Schiavulli, giustamente, s’interroga e invita tutti noi a farlo su come si stia muovendo la comunicazione in questi giorni. Sembra, infatti, che la questione virus abbia «contagiato» tutta la comunicazione di massa: giornali, video, televisioni e web che programmano con un flusso continuo e a rotazione tra le varie testate giornalistiche, speciali, approfondimenti, interviste (tra i battibecchi di autorevoli virologi) dedicati al tema virus; talvolta, fortunatamente illuminando anche gli «eroi “invisibili” del nostro tempo» che lavorano negli ospedali, come gli infermieri, i medici e gli operatori.

Tra gli interstizi delle «notizie del giorno» poco spazio è riservato ai fatti che ci riguardano: le elezioni in Iran; o l’annuncio del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha programmato per il prossimo 5 marzo un vertice sulla Siria con i leader di Russia, Francia e Germania, dimenticandosi l’Italia??; o i raid del governo israeliano «in risposta elle provocazioni» lanciati sulla Siria e sulla Striscia di Gaza, o ancora ancora Sanders che ha stravinto i caucus (incontro che si svolge tra i sostenitori di un partito politico o di un movimento) di sabato in Nevada. O per tornare in Italia, la borsa di Milano che apre con un meno 3,5% e lo spread che vola a 145 punti, per via del #coronavirus si dice. O Altre notizie anche liete, come quella che ha impegnato l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e l’Associazione Carta di Roma (che vede la Federazione delle chiese evangeliche in Italia – Fcei nel direttivo) invitare nel nostro paese una delegazione di giornalisti provenienti dalla Nigeria, dalla Costa d’Avorio, dal Senegal e dalla Tunisia per visitare importanti redazioni italiane e scambiare opinioni e informazioni con i giornalisti che si occupano di migrazione.

«La situazione in corso sul Coronavirus sembra stia completamente degenerando, non tanto dal punto di vista politico, ma da quello della comunicazione istituzionale e giornalistica. Informazioni e notizie istituzionali – e quindi non fake- impazzano. E come se non bastasse dall’estero ci dicono che i focolai in Italia sono un mistero. Siamo in piena infodemia, che mette in luce le nostre fragilità e debolezze come sistema collettivo», afferma Andrea Fontana, sociologo della comunicazione, presidente Storyfactory e Premio Divulgazione Scientifica Nazionale 2019 per le scienze sociali in una bella intervista pubblicata oggi su Formiche.net.

L’emergenza, talvolta genera il panico e le truffe spesso viaggiano di pari passo, avvisa la Croce Rossa Italiana: «Negli ultimi giorni in Lombardia finto personale medico spacciandosi per incaricati dal servizio sanitario regionale prova a entrare nelle case degli anziani proponendo test per il Coronavirus – ha scritto la Croce Rossa su facebook – alcuni anziani hanno ricevuto strane telefonate dove si proponeva il tampone, si tratta di una truffa».

Dunque care colleghe e colleghi è necessario informare, certamente, con cura, con molta attenzione, senza proporre allarmismi o titoli sensazionali ma non reali.

Spaventare non serve a nulla, informare sì.

Oggi il quotidiano Il Giorno titola: «È il panico» proponendo l’immagine di un avventore di un supermercato con mascherina e carrello straripante in uscita.

Il giornalista Alberto Puliafito, direttore responsabile di Slow News, esperto di comunicazione, ha commentato questo strillo giornalistico ironicamente così: «Quando nei giorni scorso dicevo “già che ci siete titolate OK PANICO”, stavo scherzando. Ma ora sono curioso: se oggi il titolo è questo, come si proseguirà? Perché l’asticella è bella alta, eh».


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