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Copyright, Sassoli: «L’Italia recepisca nei tempi la direttiva europea»

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Il diritto d’autore «è un principio base: nessuno può speculare sul lavoro degli altri», ribadisce in una intervista all’Ansa il presidente del Parlamento Ue. E, in tema di lavoro giornalistico, aggiunge: «La qualità e la sua retribuzione equa sono le basi per poterlo rilanciare».
«Mi auguro che il Parlamento italiano recepisca nei tempi la direttiva sul diritto d’autore, sarebbe davvero singolare che un Paese come l’Italia entrasse in una procedura di infrazione su un tema così delicato che tra l’altro è regolamentato già dal diritto nazionale». Così in un’intervista all’Ansa il presidente del Parlamento europeo David Sassoli sul recepimento, entro marzo 2021, della direttiva Ue sul copyright da parte dell’Italia.

Una normativa che secondo il presidente del Pe è molto equilibrata, perché si basa su presupposti precisi e «stabilisce il diritto ad essere proprietario del tuo lavoro, il fatto che nessuno te lo possa rubare e questo, specie nel mondo dei social, è quello che avviene tutti i giorni. Riconoscere il lavoro intellettuale credo sia la premessa di un buon rapporto di civiltà e il riconoscimento della proprietà intellettuale nel mondo della musica, nel giornalismo, nella ricerca, pensiamo anche al lavoro di tanti ricercatori». Dunque la direttiva, che prevede la retribuzione degli autori da parte dei giganti del web per gli articoli condivisi online, riconosce «l’esistenza di un diritto e di una proprietà del lavoro».

In un mondo globalizzato in cui cresce l’uso delle tecnologie «l’Unione Europea si sta impegnando molto per dare delle regole certe», ribadisce Sassoli che ricorda come il copyright «sia un diritto che è nato con la rivoluzione francese. Prima agli artisti e ai musicisti non veniva riconosciuto il proprio lavoro». Non si tratta di una battaglia tra editori e big del web per difendere i privilegi di pochi. «Il diritto d’autore viene riconosciuto a tutti coloro che esprimono la propria idea, non è solo per pochi, è un principio base: nessuno può speculare sul lavoro degli altri».

In Francia, primo Paese dove la normativa è entrata in vigore lo scorso ottobre, è già scontro aperto tra Google e editori sulla retribuzione degli articoli condivisi online agli autori come previsto. Anche se nelle ultime settimane è stato avviato un negoziato tra Mountain View e gli editori dei gruppi editoriali più grandi del Paese per trovare una soluzione.

In Italia il dibattito sul tema resta per ora sotto traccia nell’ottica della ricerca di un compromesso tra mondo editoriale e digitale sul recepimento della normativa Ue. Il Movimento 5 Stelle ha da sempre dato battaglia contro la direttiva e a marzo dell’anno scorso, al Parlamento Ue, ha votato contro la sua approvazione. «Abbiamo un’industria giornalistica in crisi, non credo che umiliando ancora di più i giornalisti si possa pensare di risollevarla. Anzi, la qualità del lavoro giornalistico e la sua retribuzione equa sono le basi per poterlo rilanciare», avverte il presidente dell’Europarlamento.

I rapporti con i giganti del web sono certamente una priorità dell’Ue anche dal punto di vista fiscale. «Siamo in presenza di attività che hanno un impatto fortissimo nell’Unione europea, ma che producono reddito altrove. Noi vogliamo che le tasse si paghino dove si sviluppa il lavoro. La web tax ripagherebbe un’ingiustizia» conclude Sassoli. (Ansa)


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