Ventisei anni, il ricordo fa ancora terribilmente male. Innanzitutto per le famiglie, ma anche per gli amici, i colleghi, la Rai, la città di Trieste. 1994/2020: gli anni trascorsi sono quelli dalla tragedia di Mostar, dove il 28 gennaio del ’94 perdevano la vita Marco Luchetta, Alessandro “Sasa” Ota e Dario D’Angelo, inviati della Rai del Friuli Venezia Giulia in Bosnia per un servizio sui bambini della ex Jugoslavia.
Poche settimane dopo, a Mogadiscio, il 20 marzo ’94, venivano assassinati la giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e l’operatore triestino Miran Hrovatin. Sembrava un incubo, da cui si doveva tentare di uscire reagendo, facendo qualcosa, creando un’iniziativa di pace e speranza per guardare al domani.
E proprio all’indomani di quei drammatici fatti si è costituita a Trieste la Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, che accoglie e sostiene i bambini affetti da malattie non curabili nei loro Paesi d’origine. Da allora la Fondazione ha ospitato tantissimi bambini e i loro familiari provenienti dall’Africa, dall’Asia, dal Sud America, dall’Europa orientale e dalla penisola balcanica. Paesi nei quali era impossibile garantire le cure adeguate per quei bimbi, che a Trieste hanno trovato assistenza e cure.
Da una tragedia, anzi da due immani tragedie è nata una grande realtà di speranza e solidarietà. Che vivrà per sempre.