Quale sarà il destino dell’alleanza imbastita dopo la crisi di Ferragosto tra le forze “più ostinatamente rivali”?
“L’estate folle del 2019” è destinata a inaugurare davvero una «terza Repubblica»? E, soprattutto, come si muoverà “il partito maggiore” nel dedalo politico italiano cercando di salvare se stesso e la sinistra tutta?
Gianni Cuperlo, a pochi mesi dalla nascita del nuovo governo giallorosso, riprende i post da lui stesso scritti sul social network Facebook come una sorta di diario della crisi estiva, li riordina, li attualizza e li fa diventare un libro, Un’anima. Cosa serve alla sinistra per non perdersi, edito a dicembre 2019 da Donzelli Editore.
Pur ammettendo che il cammino da compiere non sarà facile né scontato, Cuperlo sembra avere le idee chiare su cosa va fatto e su cosa effettivamente serva al Partito Democratico e alla sinistra tutta per dare una portentosa sferzata alla politica italiana, ponendo resistenti argini alla pericolosa ascesa di nazionalismi e populismi.
Innanzitutto non bisogna volgere l’attenzione solo sul programma di governo, ma sarà necessario restituire un’anima al partito, ai componenti di esso come anche agli stessi elettori. Per farlo bisognerà abbandonare luoghi comuni, stereotipi e menzogne. Perché, per invertire davvero la rotta, “alcune verità devi dirle”, anche se sono scomode. Meglio ancora sarebbe dirle tutte.
Contro tutti gli allarmismi su migranti, immigrazioni e presunte invasioni, ricorda Cuperlo che da qui al prossimo decennio l’Europa avrà bisogno di almeno cinquanta milioni di nuovi cittadini, e questo solo per tenere in piedi il sistema pensionistico.
Tre sono i pilastri cardine della ricostruzione che ha in mente l’autore: Sud, formazione, governo locale. Tre nodi che, inevitabilmente, finiscono con il tormentarlo il pettine di chi si confronta con l’amministrazione dello Stato e il suo governo.
La scuola, con i suoi alunni demotivati e apatici e con gli insegnati apatici, demotivati e sottopagati. Tutti poco qualificati. Un divario che continua a crescere e a pesare. Istruzione, formazione e cultura ne risentono da anni ormai. Innalzamento dell’obbligo scolastico fino al 18° anno come fatto in Portogallo e adeguamento delle retribuzioni per i docenti. Queste la riforma a costo zero e l’investimento da considerare prioritario per Gianni Cuperlo.
I governi locali, i Comuni abbandonati a se stessi, sotto finanziati e troppo spesso ignorati.
Il Sud che continua a essere considerato, a torto o ragione, il tallone di Achille di un intero Stato che fatica a reggere gli standard internazionali. Un Sud che va raccontato in chiave di risorse, certo necessarie, ma anche di emancipazione e giustizia.
Andrebbe poi svecchiato l’ordinamento stesso dell’economia. Il diritto societario, favorendo e valorizzando la funzione di fare impresa. Il diritto fallimentare, incentivando l’allarme precoce, la riallocazione delle risorse e un’ingerenza regolata del giudice. Il processo civile e la sfera amministrativa: minore burocrazia, un codice appalti meno esposto “alle bizze del vento” e procedure rapide al Tar. Lotta all’evasione, grande e piccola, e sgravi fiscali.
Mettere inoltre mano al “capitolo enorme” della parità di genere che, mai come oggi, assume i contorni di una vera e propria battaglia per l’universalità dei diritti.
Per Cuperlo, c’è da ricostruire un assetto delle istituzioni, un sistema politico tutt’altro che a regime. Bisogna ripensare un congresso vero: “serve una Costituente”. La sfida è convincere a entrare in scena “energie di frontiera” nell’impegno civico, sociale, ambientalista, del praticare solidarietà e fare democrazia.
Ricorda l’autore l’esistenza di forum su temi oggetto di cura per milioni di persone, reti delle quali spesso si tace l’esistenza. Risorse interne a dipartimenti e facoltà dove la ricerca sul mondo per come cambiava è avanzata producendo teoria, progetto, affinità sparse e per questo “meno a rischio di cristallizzarsi”.
Cuperlo ritiene necessario andarlo a cercare quel mondo, scomodarlo, disturbarlo, perché è questo che farebbe davvero la differenza e “scaverebbe un fossato col prima che nessuna distrazione di massa saprebbe colmare”.
La destra la sua formula pare averla trovata. Ha riscritto le gerarchie al suo interno e confinato “l’ala sedicente liberale” ai margini, anche per il mancato rinnovamento dentro Forza Italia. Ha inoltre arruolato “qualche scheggia estremista” e attende impaziente la resa dei conti alle urne.
Il destino della sinistra invece è ancora un’incognita. Non è certo scontato. Ma per Cuperlo spetta a loro comprendere come condizionarlo, invertendo una “percezione divenuta sondaggio e poi conferma dentro le urne”. Perché l’autore considera proprio questo il nodo centrale: decidere se l’approdo al governo vissuto in quel modo inatteso e fulmineo vada inteso come un cigno nero oppure sia il sentiero, “per quanto accidentato”, di un riassetto del sistema politico tutto.