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Un pugno in faccia alla libertà di stampa

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Un pugno in piena faccia alla libertà di stampa. Succede ancora nel casertano. Dopo l’attentato ai danni del giornalista Mario De Michele, direttore di Campanianotizie.com, vittima di un agguato a colpi di arma da fuoco a Gricignano d’Aversa, arriva un’altra grave notizia di aggressione fisica ai danni di Pier Paolo Petino e Alessandro Jovane. I due reporter stavano svolgendo il loro lavoro nel piazzale antistante all’ex cava Giglio a San Felice a Cancello. Erano intenti ad effettuare delle riprese della discarica sotterranea individuata in quell’area, dove sono ora in corso dei rilievi. Mentre cercavano di realizzare un’intervista ad un vigile del fuoco, sono stati attaccati con grande violenza da Domenico De Rosa, ventunenne, figlio e nipote dei titolari del terreno adiacente alla cava.  Il direttore di Videoinformazioni Petino è stato scaraventato a terra improvvisamente, slogandosi il polso e riportando escoriazioni alle ginocchia; mentre il videomaker Alessandro Jovane è stato colpito da un pugno al volto. Per fortuna, l’intervento repentino delle forze di polizia presenti ha evitato il peggio. Jovane, che ha quasi perso conoscenza, è stato trasportato immediatamente all’ospedale di Maddaloni dal 118, dove gli è stato riscontrato un trauma facciale contusivo, oltre a problemi alla vista, che dovrà affrontare in un secondo momento. Visto che all’ospedale di Caserta non c’era un oculista di guardia.

Delegittimazione personale, avvertimenti allusivi, minacce estremamente esplicite e poi, come ultima ratio, azioni civili e penali, sono alcuni degli atti che fermano la libertà di stampa in Campania. Basti pensare che in questo territorio, sono ben quattro i giornalisti sotto scorta armata (Sandro Ruotolo, Rosaria Capacchione, Roberto Saviano e Marilena Natale).

“Noi giornalisti – racconta ad Articolo21 Petino, subito dopo aver sporto querela – siamo diventati un facile tiro al bersaglio. Elementi da puntare in qualsiasi situazione legata alla cronaca. L’episodio accaduto è doloroso sia da un punto di vista fisico, che mentale…. Perché attorno a noi c’erano tanti rappresentanti delle forze dell’ordine. Vigili, polizia provinciale e persino un magistrato, non eravamo in una stradina isolata. Ed il fatto che questa persona non abbia tenuto conto della situazione, vuol dire che di fronte ai cronisti ci si sente legittimati a fare qualsiasi cosa…”.

Secondo Petino “la stampa tocca un nervo scoperto. Quello che queste persone non sopportano è di vedere rovinata la loro reputazione sui media, più di un’azione giuridica. Nel casertano, per tante notizie legate allo sversamento dei rifiuti tossici, c’è una situazione molto delicata… Bisogna che il rapporto con le forze dell’ordine si rinsaldi sempre di più. Dobbiamo fare fronte comune contro la criminalità”.

“Solidarietà ai colleghi Petino e Jovane – scrive in un post Claudio Silvestri, segretario del Sindacato Unitario Giornalisti della Campania – non è più possibile sottovalutare una situazione di grande emergenza. In Campania, e nel territorio di Caserta in particolare, l’informazione libera è a rischio. Per le minacce dei clan di quel territorio ben 5 giornalisti sono sotto scorta armata, un numero sproporzionato, più di un quarto dei giornalisti sotto scorta dell’intero territorio italiano. Proprio oggi siamo stati ammessi, come Sindacato unitario giornalisti della Campania, parte civile nel processo contro gli aggressori di Marilena Natale e Nicola Baldieri, un altro ennesimo capitolo di questa guerra ai giornalisti”.

Intanto arrivano le scuse di De Rosa: “Chiedo scusa a questi giornalisti, non sono un violento, sono un bravo ragazzo, ho reagito male a causa della tensione. Li ho invitati più volte ad uscire dalla mia proprietà ma mi hanno risposto in modo provocatorio: ‘Si spostavano di poco e dicevano, qui sto bene’. Non è da me fare una cosa del genere ma in un solo giorno abbiamo subito una grande pressione, c’era tanta gente e tanta attenzione su una problematica di cui da diversi anni si conosce l’esistenza e ben antecedente l’acquisto del terreno da parte nostra. Mi volevo scusare dal primo momento con questi due operatori dell’informazione, ma non ci sono riuscito, è la prima volta che mi accade una cosa del genere, ho visto concentrarsi tutto sulla mia famiglia e ho sbagliato e lo ripeto chiedo scusa per l’accaduto a Pier Paolo Petino ed Alessandro Iovane”.

“Non siamo mai entrati nella sua proprietà – dice Petino – eravamo fuori e stavamo facendo un’intervista ad un vigile del fuoco. Improvvisamente sono stato spinto per terra e il mio collega ha avuto un pugno in pieno viso. Più che di queste scuse, sono stato contento della solidarietà espressa dal sindaco di San Felice a Cancello”.


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