Il primo diritto è quello al proprio corpo: autodeterminazione, partecipazione, salute. Lo sport sociale e per tutti è idea di libertà e diritto alla vitalità, prima dello sport regolamentato, misurato, cronometrato di inizio Novecento. E forse la parola ‘sport’ comprime le molte dimensioni che assume questo fenomeno fatto di espressività, relazioni, solidarietà.
Una prova? Se vi è capitato domenica scorsa di essere a Roma, giornata ecologica senz’auto, vi sarete certamente imbattuti nel fiume in piena di gente in bici, a passeggio, sui pattini, a piedi che ha invaso le strade, dalle periferie al centro della Capitale. Una giornata magica: la pioggia del giorno prima aveva persino attenuato la cappa micidiale delle polveri tossiche. Chi ha fatto davvero tesoro di una giornata così, che non dovrebbe essere sporadica o appesa al filo dell’emergenza, sono stati i diecimila della Corsa di Miguel e della Strantirazzismo, padroni del lungotevere nei due sensi di marcia, dallo Stadio Olimpico al centro.
Una rappresentazione plastica delle molte dimensioni che assume oggi un fenomeno di rottura degli schemi che, forse impropriamente, chiamiamo ‘sport’ e nel resto d’Europa chiamano “Move”, Movimento o “Be active”, Essere Attivi. Parole che sprigionano di più e forse meglio della parola ‘sport’, il senso irregolare, a volte socialmente indesiderato, delle parole liberi-di-muoversi, di giocare, di conoscere, di stringere relazioni con gli altri, della tua o della altrui squadra.
Alla Corsa di Miguel- StrAntirazzismo c’erano famiglie e persone di tutte le età, intere scuole con ragazzi e ragazze (..e vai col selfie), campioni dello sport come Rosolino insieme a campioni di tenacia civile come Ilaria Cucchi e Fabio Anselmo, associazioni di promozione sportiva e sociale come l’Uisp insieme a federazioni sportive del Coni come la Fidal.
Ci sono stati atleti di alto livello che ce l’hanno messa tutta, perché è importante vincere se ti impegni per gareggiare, come il romano Luca Parisi che nel percorso della competitiva di 10 km. ha vinto in solitaria (30:03) tra i maschi e Sara Brogiato del Cs Aeronautica in 33:33, tra le donne. Bravi!
In migliaia hanno sfidato i dieci chilometri col cronometro al polso, col solo gusto di battere se stessi: sport di prestazione relativa, c’è gusto anche a migliorare le proprie performance, eccome!
Altrettante migliaia di persone, soprattutto ragazzi e ragazze delle scuole e dei Licei romani, si sono dati appuntamento al ponte della Musica (c’è nome più bello ed evocativo?) per la StrAntirazzismo, dedicata a Mauro Valeri recentemente scomparso: le loro facce sono tanti piccoli grandi oblò sul mondo infinito dello sportpertutti. Le loro storie e la voglia di stare insieme, di partire insieme per tre chilometri, sino allo stadio Olimpico, che potrebbero essere 11.000 chilometri, quelli che dividono Roma da Buenos Aires. E già, perché la Corsa di Miguel ti interroga: chi era Miguel? Che significa essere un desaparecido? Che cosa succedeva in Argentina negli anni ’70 con una dittatura militare che sterminava gli oppositori.
E’ qui che la parola sport si carica sulle spalle altri significati: insegnare i diritti, la storia, l’educazione civica. Questo anello che unisce scuola e mondo dell’educazione fisica e motoria è un chiodo fisso di Valerio Piccioni, giornalista della Gazzetta dello sport, che ventuno anni fa ha ideato e lanciato la Corsa di Miguel, insieme ad un gruppo di altri giornalisti e non, volontari della prima ora, come Giorgio Logiudice e Gianni Bondini. Sportivi e giornalisti, prima ancora di giornalisti sportivi, categoria che non sempre calza a pennello a chi cerca di raccontare il nostro Paese attraverso lo sport, dentro e fuori gli stadi, nelle periferie e negli angoli bui delle curve, quelli che non vengono inquadrati dalle regie chiuse delle pay tv e che non vedremo mai.
Questa è una delle più importanti funzioni sociali dello sport oggi, troppo a lungo trascurata: tante dimensioni, una lente d’ingrandimento da scorrere alla linea di partenza di una manifestazione come questa e di centinaia di altre che vengono organizzate dalle società sportive del territorio che si riconoscono nei valori sociali e civili dell’Uisp ma anche di altre autentiche associazioni di promozione sociale e sportiva. Di quelle che non si nascondono dietro la retorica dell’orgoglio nazionalistico, del provincialismo del campanile e delle competizioni sportive fini a se stesse, ma si misurano con le periferie e le fratture sociali, le scoprono, le illuminano.
Questa lente d’ingrandimento su un fenomeno complesso e articolato come quello sportivo, così sfaccettato, chiama al loro ruolo i giornalisti e le associazioni per la libertà di stampa, insieme agli enti di categoria che sanno che pluralismo e partecipazione spiegano l’incontro tra sport e diritti, tra la libertà di espressione (anche corporea, di spostamento, di camminamenti, di migrazioni…) e articolo 21 della Costituzione.
Domenica 19 gennaio alla Corsa di Miguel-StrAntirazzismo, insieme alla società sportiva Club Atletico Centrale, all’Uisp e alla Fidal, c’erano No Bavaglio, Associazione Articolo 21, Fnsi, Usigrai, l’Ordine dei giornalisti del Lazio (con la presidente Paola Spadari), Cucchi Onlus, Giulia Giornaliste, Aic-Assocalciatori, Responsabilità sociale Rai, Rete europea Fare contro il razzismo, Amnesty International, Progeto Filippide, Sod Italia, Asla, la Nazionale dei Poeti.
Ma è stata anche la Miguel delle joelette, con Mario Atzori, torinese, malato di SLA e volontario di Aisla e altre quattordici persone spinte sul percorso da 150 podisti e sostenute dal pubblico fino all’arrivo nello Stadio Olimpico. “Il giorno dopo la Corsa di Miguel rimane molto nel cuore, nella mente e negli occhi – ha scritto Mario su Facebook – I colori del cielo di Roma incorniciatì dalle chiome verdi dei pini marittimi, gli sguardi dei podisti e gli incoraggiamenti del pubblico, la curiosità di scoprire nuovi volti e nuove amicizie, la musica delle parole del tifo gridate o sussurrate nella massa dei corpi che correvano e ti affiancavano, gli odori della fatica cancellati dalla brezza, gli occhi a cercare lo sguardo della donna amata, che ti segue nonostante la notte in bianco.
Io ho tutto questo dentro di me, anche lo splendido gruppo di colleghi ed amici che mi ha seguito, letteralmente sostenuto e spinto oltre il traguardo dell’Olimpico. A loro e a tutti i partecipanti e organizzatori della Corsa di Miguel devo uno dei momenti più belli della mia vita. Grazie e un abbraccio Daje!”. Grazie a te Mario. Perché sportpertutti è per tutti, non è segregazione.