Quello che sta accadendo in molte scuole romane, e non solo, con la pubblicizzazione di una separazione anche fisica degli alunni basata sul censo, è il segno indiscutibile di una degenerazione culturale del nostro paese. Sono indignata per la sottovalutazione che si sta facendo di questo scandalo, per il mancato intervento punitivo da parte delle istituzioni, per l’imbarazzo evidente di esperti e politici, consapevoli che ormai quasi dappertutto “si fa così”.
Trovo i testi pubblicate da quelle scuole semplicemente agghiaccianti e in evidente sintonia con quanto da tempo fanno amministratori di destra in giro per l’Italia impedendo agli alunni in difficoltà economiche di accedere alle mense scolastiche.
Sono figlia della borghesia romana, sono andata alle elementari negli anni cinquanta in una delle scuole che oggi si vantano di avere come alunni quasi tutti figli della “Roma bene”. E invece è molto male. Io, in un tempo lontano in cui le classi sociali erano la struttura tradizionale, da quelle suore ho imparato che gli esseri umani sono tutti uguali, nella mia classe c’era la figlia della bidella ed era bravissima e nessuno pensava che fosse diversa, ci insegnarono il nuovo catechismo voluto dal concilio di Papa Giovanni e a suonare la chitarra in chiesa era una alunna down, anche se all’epoca molti la chiamavano “mongoloide”. Poi tutto è cambiato, in meglio, anche grazie a una generazione che contestato tutto e tutti, che ha rotto gli schemi precedenti, che però oggi appaiono migliori di quelli contemporanei.
C’era più ipocrisia, può darsi. Ma perfino l’ipocrisia è meglio della vergogna di istituzionalizzare la differenza di classe e tradurla addirittura in dislocazione fisica diversa! Altro che ascensore sociale! Ghetti, si chiamano ghetti.
Vorrei vedere i politici con il megafono davanti a queste scuole a spiegare che il primo impegno formativo dello stato, come previsto dalla Costituzione, è l’eguaglianza dei cittadini davanti ai loro diritti. Vorrei che i genitori degli alunni privilegiati facessero cambiare scuola ai loro figli. Vorrei che nei talk televisivi i partiti progressisti spiegassero a quali livelli di aberrazione si sta arrivando e a quale destino si andrà incontro se consegneremo il paese a quella classe politica che della discriminazione già ne sta facendo un cavallo di battaglia. Non basta un twitter di biasimo, un commentino su facebook, una faccia contrita. Ci vogliono fatti. Chi ha sbagliato paghi, chi ha scritto quei testi che di fatto rinnegano la nostra Costituzione non ha il diritto di insegnare niente a nessuno.