La sentenza che condanna per diffamazione Rino Giacalone scuote il mondo dell’informazione perché si infila nel racconto complicato dei personaggi e dei territori di mafia. Una settimana di commenti e ora (cioè martedì 21 gennaio) arriva l’intervento istituzionale del Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Giuseppe Giulietti, e del Presidente della Commissione antimafia dell’assemblea regionale siciliana, Claudio Fava, con una conferenza stampa che si terrà presso la sede dell’Assostampa Sicilia e cui parteciperà anche Rino Giacalone.
Perché questo incontro? Qual è il messaggio?
“Al di là delle manifestazioni di solidarietà, delle parole, dei commenti, credo ci debba essere un momento in cui le istituzioni facciano sentire la loro voice in una materia delicata come quella della diffamazione a mezzo stampa e del carcere applicato ancora ai giornalisti. – dice Fava – In più si sta parlando di uno dei cronisti più esposti dal punto di vista professionale. Giacalone ha raccontato ciò che accade nelle collusioni tra mafia e politica nella sua zona, quella del trapanese, e spesso lo ha fatto da solo”.
Non c’è il pericolo che certi passaggi giudiziari indeboliscano oltremodo i cronisti “soli” nei territori complicati?
“La cronaca spesso può essere ruvida, lo sappiamo. Al di là dell’affermazione di quell’articolo (nel quale si definiva un mafioso morto un pezzo di m…. ndc) che potremmo considerare poco elegante, ciò che conta è la sostanza. Quarant’anni fa Peppino Impastato parlava della mafia come una montagna di m… e voleva esprimere un concetto preciso. In questo caso anche si voleva indicare un uomo che ha avuto grandi responsabilità nell’organizzazione mafiosa, è stata una figura di rilievo, questo l’articolo, in sostanza, voleva raccontare. Ed è importante ribadire questi concetti se vogliamo continuare a leggere e scrivere di fatti di mafia”.