La Lega vota per il processo, ma Forza Italia e Fdi lo negano. Finisce 5 a 5 e parola all’Aula. A febbraio
La Giunta delle immunità del Senato ha respinto la proposta del presidente Gasparri di negare la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per il caso di nave Gregoretti. Contro la proposta hanno votato i 5 senatori della Lega, a favore i 4 di Forza Italia e Alberto Balboni di Fratelli d’Italia. Cinque contro cinque, dunque. Ma, in caso di pareggio, il regolamento del Senato fa prevalere i “no”. Alla riunione avevano deciso di non partecipare i partiti di maggioranza. E’ questa, infatti, la linea che è prevalsa al termine di una riunione dei capigruppo e dei membri di maggioranza della Giunta. Come ha spiegato il capogruppo del Partito democratico al Senato, Andrea Marcucci, “la riunione è illegittima, dopo che la conferenza dei capigruppo e la Giunta del regolamento hanno stabilito che i 30 giorni” entro cui l’organismo doveva pronunciarsi sulla vicenda della nave Gregoretti “erano perentori: non c’era la possibilità di avere alcuna deroga, non esiste un quasi perentorio. Ma altrettanto importante – ha aggiunto il parlamentare del Pd – è come Gasparri non sia stato disponibile a dare tutto il materiale necessario per approfondire e permettere a tutti i componenti della Giunta di avere scienza e coscienza per poter deliberare. Questa è una decisione seria, è una cosa importante, e non una pagliacciata come qualcuno la vorrebbe trasformare”.
Dopo la votazione della Giunta delle immunità del Senato sul caso Gregoretti si esprimerà l’Aula che darà il voto definitivo. La data del voto (prevista verso metà febbraio) verrà decisa dalla conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. E’ quanto emerso dalla riunione della Giunta. Entro i prossimi 30 giorni, in Aula potrebbe dunque arrivare il sì al processo anche se, sempre secondo il Regolamento di Palazzo Madama, l’Assemblea prende semplicemente atto delle decisioni della Giunta. A meno che 20 senatori presentino una mozione di segno opposto, che a quel punto dovrebbe essere votata. Sarà la Lega, con la capogruppo in Giunta delle immunità al Senato Erika Stefani, a riferire in aula l’esito del voto di oggi sul caso Gregoretti-Salvini. Lo ha deciso, a quanto si apprende, la stessa Giunta, dove oggi non erano presenti i componenti della maggioranza. “Si va in Aula avendo sottolineato la non imparzialità del presidente del Senato e la scorrettezza della procedura che ha portato al voto in Giunta. Il Pd da tempo ha fatto la sua valutazione ma questo non cancella il fatto che il metodo sia sostanza: se si segue un metodo che svilisce le sedi istituzionali è giusto che ci sia una reazione che viene addirittura prima del merito della decisione” ha commentato il vicesegretario del Partito Democratico Andrea Orlando.
“Al netto di tutte le tattiche possibili in commissione e in Aula, il senso giuridico preciso del voto sulle autorizzazioni a procedere ex articolo 96 è quello chiarito puntualmente dalla legge costituzionale 1/1989”. Lo precisa Stefano Ceccanti del Pd. “Vota No, per usare le precise parole della legge, chi pensa ‘che l’inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo’. Vota Sì chi pensa che questi interessi non esistano e che quindi vi debba essere il processo”. “I senatori leghisti hanno quindi, in termini di stretto diritto, affermato che Salvini non ha agito per quegli alti motivi che avrebbero configurato una sorta di ragion di Stato. Il diritto dice questo. Poi la politica può cercare altre chiavi interpretative, ma, nel rispetto delle scelte di tutti e dei significati che si vorrebbero attribuire con la propria volontà, è difficile prescindere del tutto dai significati oggettivi propri di un atto”, conclude.