Il capo della Dda di Catanzaro corre più rischi in Calabria, la Regione dove lavora e dove ha portato a termine operazioni in grado di destabilizzare la ndrangheta e i collegamenti che questa ha con la politica e pezzi importantissimi delle istituzioni. Il cordone di sicurezza attorno a Nicola Gratteri, già molto elevato, è stato alzato al massimo: blindate le finestre dell’ufficio, la scorta armata rafforzata, le macchine blindate saranno sostituite con suv corazzati, quindi in grado di resistere anche ad attacchi con esplosivo. L’ultima inchiesta sui rapporti tra mafia e massoneria avrebbero fatto scattare l’allarme sicurezza per il procuratore capo, apparso quasi isolato dopo i 334 arresti che hanno coinvolto ben 11 regioni italiane a dimostrazione di quanto sia ampia e importante la ragnatela della ndrangheta in tutto il Paese. La notifica delle misure cautelari era stata persino anticipata per il timore di una fuga di notizie e, paradosso incomprensibile ai più, il giorno seguente il maxi blitz la notizia è praticamente scomparsa dalla maggior parte dei grandi giornali italiani, superata, tranne poche eccezioni, dalle news di politica ed economia. Che Gratteri sia inviso alle ndrine è cosa nota. Nelle intercettazioni dell’inchiesta “Malapianta” si legge, tra l’altro, ““Guagliò uno di questi… uno… na botta… uno di questi è ad alto rischio ogni secondo! Un morto che cammina! “.
Ecco che cos’è per le cosche uno dei più importanti magistrati italiani, “un morto che cammina”.
Secondo le prime indiscrezioni investigative ci sarebbe un patto tra famiglie del posto per portare a termine un attentato contro il magistrato a seguito dell’operazione che ha destabilizzato le famiglie di ndrangheta di Vibo Valentia, non disposte a tollerare oltre l’affronto delle inchieste.
Eppure anche adesso che il comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico ha deciso di rafforzare la scorta la notizia viene dopo le dimissioni del capo di un partito e della moda del citofono di un altro esponente politico. La Calabria sta andando al voto con questo macigno eppure non è la giustizia né ciò di cui si occupa, ossia le gesta delle ndrine, il primo argomento del dibattito politico. Anzi nelle stesse ore in cui vengono assunte decisioni drastiche sulla scorta circolano critiche su quello che viene definito “eccessivo protagonismo” di Gratteri, in una discesa verso la delegittimazione che purtroppo è un film già visto.
“Ognuno di noi dovrebbe essere preoccupatissimo per il magistrato Nicola Gratteri, al quale è stata rafforzata la già importante scorta con cui vive da trent’anni. – dice Paolo Borrometi, Presidente di Articolo 21 e anche lui sotto scorta per le inchieste sulla mafia siciliana – I boss vogliono ucciderlo, emerge chiaramente dalle intercettazioni. Mentre c’è qualcuno che continua a delegittimarlo, noi abbiamo un unico modo per difenderlo”