C’è una vera e propria emergenza dell’informazione in Campania e soprattutto in provincia di Caserta. Se ne è parlato oggi nel corso dell’incontro tra il viceministro dell’Interno, Matteo Mauri, il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Giuseppe Giulietti, il segretario del Sindacato Unitario dei Giornalisti della Campania, Claudio Silvestri e il Presidente dell’Unione Cronisti della Campania, Sandro Ruotolo. Le minacce ai giornalisti campani si sono moltiplicate negli ultimi mesi e i numeri sono l’indice di quanto sia diventato difficile raccontare quel territorio martoriato da gravi problemi ambientali e dalla presenza di una criminalità organizzata pervasiva e feroce. “Il caso Campania non può più essere sottovalutato perché si è superato il segno, da un lato per quanto riguarda le aggressioni e dall’altro sull’attenzione che il fenomeno richiede quotidianamente. – dice il Presidente della Fnsi, Giulietti – Abbiamo chiesto al Viceministro Mauri di tenere a Caserta o a Napoli una riunione che sia simbolica e al tempo stesso operativa su questa vicenda. La provincia di Caserta conta 5 giornalisti sotto scorta sui 24 totali a livello nazionale, un numero che dice tutto. C’è stata la solidarietà, ci sono state dichiarazioni, vicinanza, tutele, tutto bene. Ma adesso bisognerà fare qualcosa di ulteriore. La Fnsi è accanto ai colleghi insieme al sindacato campano e all’Unione cronisti però, purtroppo, non è sufficiente. Dobbiamo riaffermare l’agibilità della professione e dell’informazione su quel territorio perché questo significa mantenere fede all’articolo 21 della nostra Costituzione che vale, anche a Caserta”.
Gli ultimi episodi di violenze a aggressione in danno dei giornalisti è avvenuta pochissimi giorni fa; vittime Pier Paolo Petino e Alessandro Carlos Iovane. “Non si può sottovalutare una situazione di grande emergenza. In Campania e in provincia di Caserta l’informazione libera è a rischio – ha aggiunto il segretario del Sugc, Claudio Silvestri – Siamo parte civile in molti processi per reati contro i giornalisti ma quel che è in gioco è la tenuta democratica di un territorio”.
“I cronisti campani non sono eroi – ha detto Sandro Ruotolo, anch’egli sotto scorta per le minacce del capo del clan dei casalesi – e devono poter svolgere il loro lavoro. Questo si chiede”. La guerra a bassa intensità che si combatte in una regione difficile non può riguardare solo quell’area del Paese per una serie di ragioni, la prima fra tutto è la natura delle notizie che scatenano le aggressioni. I giornalisti minacciati e cacciati dai luoghi che vanno a raccontare sono lì perché ci sono notizie gravissime di inquinamento ambientale, corruzione, condizionamento della camorra. Storie che si vogliono coprire anziché far emergere dalla periferia profonda. I cronisti che sono lì a filmare, scrivere, prendere appunti, sentire testimoni o anche solo per descrivere ciò che vedono, spesso sono dei collaboratori precari e ciò rende ancor più complicato il mestiere che vogliono portare avanti. Il nodo Campania, tuttavia, non è una questione solo professionale bensì un buco nero che brucia democrazia ogni giorno, per ogni notizia mancante.
La delegazione ha anche proposto a Mauri di incontrare, insieme con i rappresentanti della Fnsi e con l’avvocato che assiste il sindacato, Giulio Vasaturo, i reporter dell’Espresso Federico Marconi e Paolo Marchetti, aggrediti da militanti di estrema destra al Verano il 7 gennaio 2019, e le giornaliste videomaker Roberta Benvenuto e Wendy Elliott, minacciate mentre documentavano la commemorazione della strage di Acca Larentia, sempre a Roma, il 7 gennaio scorso.
(Nella foto la recente riunione al Viminale del Coordinamento per la sicurezza dei giornalisti)