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L’economia verde di Conte ingiallisce e quella Ue fiorisce

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La rivoluzione verde di Giuseppe Conte si è ingiallita. Quattro mesi fa era partito in quarta per realizzare l’economia sostenibile e cambiare le regole per l’euro. Il presidente del Consiglio, chiedendo il voto di fiducia alla Camera ai primi di settembre, indicò la strada di «migliorare il Patto di stabilità e di crescita» dell’euro e di appoggiare gli investimenti «legati alla sostenibilità ambientale e sociale».

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, Pd, aveva rilanciato chiamando in causa l’Unione europea: «Occorrono più investimenti comuni orientati alla sostenibilità che abbiano un trattamento più favorevole nel Patto di stabilità». In sintesi: la richiesta del governo giallo-rosso era di maggiori fondi europei e anche la possibilità di effettuare investimenti nazionali per l’ambiente in deficit, al di fuori del terribile tetto del 3% nel rapporto tra disavanzo pubblico e Pil (Prodotto interno lordo), la regola alla base del funzionamento dell’euro.

La legge di Bilancio 2020, invece, ha un colore grigio più che verde. Sono molto limitati gli interventi per migliorare e risanare l’ambiente rovinato dall’inquinamento. Conte ha annunciato al ‘Corriere della Sera’ in una intervista: «Abbiamo stanziato oltre 3 miliardi nel prossimo triennio per un Fondo dedicato ad interventi “verdi”». Ma appena 3 miliardi di euro in tre anni in favore dell’economia sostenibile sono pochi, troppo pochi. Anche i limitatissimi interventi previsti, inoltre, poggiano più sull’arrivo di altre tasse (quelle sulla plastica non riciclabile, sulle bibite zuccherate, sulle auto aziendali) che su incentivi per l’industria verde. Sono delle briciole praticamente irrilevanti 3 miliardi di euro in tre anni su una manovra economica per il 2020 di 30 miliardi e su un reddito nazionale annuo di circa 1.800 miliardi. L’economia verde di Conte si ingiallisce.

Bruxelles invece accelera. La commissione europea punta ad ottenere “zero emissioni” entro il 2050. Il Parlamento europeo il 14 gennaio ha approvato il Green Deal, un imponente progetto d’investimenti per combattere il cambiamento climatico. Il piano intende mobilitare fondi pubblici e privati per «almeno 1.000 miliardi di euro in dieci anni, indicherà la rotta da seguire e provocherà un’ondata d’investimenti verdi». Un’attenzione particolare ci sarà per le regioni europee, dipendenti dal carbone e dai combustibili fossili, colpite dalla riconversione verde dell’industria. L’Unione europea vuole garantire una transizione «verso un’economia climaticamente neutra»  perché avvenga «in modo equo» senza lasciare indietro nessuno. Ci sarà «un sostegno mirato» alle zone più colpite mobilitando «almeno 100 miliardi di euro nel periodo 2021-2027, attenuando così l’impatto socioeconomico della transizione».

La presidente della commissione europea Ursula von der Leyen già l’11 dicembre aveva annunciato al Parlamento europeo la necessità di passare a una economia sostenibile «pulita e circolare», riducendo l’inquinamento e fermando il cambiamento climatico. L’impostazione verde europea può aiutare anche l’Italia a risolvere problemi particolarmente difficili come l’abbattimento dell’inquinamento causato dall’acciaieria ex Ilva di Taranto.

Il mercato ha capito l’antifona: è boom nelle Borse dei titoli green, quelli delle aziende che operano per un’economia sostenibile. Christine Lagarde, presidente della Bce, sta perfino esaminando l’idea di destinare una quota di “quantitative easing” (il piano di acquisti mensili di titoli ideato da Mario Draghi) a obbligazioni e azioni verdi.

Certo Conte è appeso a un filo, a novembre e dicembre è riuscito ad evitare per un soffio la crisi. Il presidente del Consiglio ha convocato una verifica di governo a gennaio per ricomporre i fortissimi contrasti tra Renzi, Zingaretti, Di Maio e Speranza ma ancora non c’è traccia del summit. Determinante sarà il risultato delle elezioni in Emilia Romagna, che si terranno il 26 gennaio assieme alle regionali in Calabria.   M5S, Pd, Italia Viva e Leu si incontreranno su «Agenda 2023», il nuovo programma di tre anni proposto da Conte per rilanciare l’esecutivo ed evitare la crisi e le elezioni politiche anticipate. Conte ha parlato di «urgenze», di «cronoprogramma», di «riforme strutturali». Si parlerà anche di economia verde. Il problema è quale ruolo avrà la riconversione ecologica dell’economia e, soprattutto, se il governo sopravviverà.


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