Volti di donne e uomini che hanno scelto di stare dalla parte della legalità: magistrati, attivisti, giornalisti che hanno condiviso la storia di Peppino Impastato. C’è chi l’ha conosciuto, come il suo amico Salvo Vitale o chi ha scavato nella sua attività attraverso le carte del processo, come il Procuratore Gian Carlo Caselli e la dott.ssa Franca Imbergamo, ora alla Direzione Nazionale antimafia. Questi scatti sono stati magistralmente realizzati dal fotografo friulano Elia Falaschi.
“La Voce di Impastato è un progetto che esprime una necessità – racconta Elia Falaschi, autore della mostra fotografica – una necessità mia, di Ivan e di tutti coloro che hanno scelto di non restare indifferenti rispetto ad un tema così delicato e costantemente attuale come quello della mafia: la necessità di conoscere per capire, condividere e farsi cittadini attivi. Ivan, proponendomi di collaborare alla realizzazione del suo saggio, mi ha dato un’opportunità unica. In cinque anni di ricerca, tra interviste, reportage fotografico, dialoghi e il confronto con le tante personalità coinvolte e la gente con cui abbiamo condiviso il progetto, sono riuscito a fare miei nuovi punti di vista e modi di considerare la corruzione, l’agire mafioso e i fenomeni di criminalità organizzata, onnipresenti nella cronaca mondiale e in continua evoluzione. La storia di Peppino Impastato è una storia senza tempo e dimensione, la Voce di Impastato è la voce di noi tutti, che non ci stiamo a fingere di non vedere e di non sapere. Forse oggi non avrei il coraggio di prendere certe posizioni, se non avessi avuto in questi anni la possibilità di ascoltare la voce e conoscere le esperienze di persone come Franca Imbergamo, Luisa e Giovanni Impastato, Gian Carlo Caselli e tutti coloro che ci hanno permesso di realizzare il progetto: giornalisti, attivisti, storici, magistrati, amici e familiari di Peppino, uomini e donne che, raccogliendo i frutti di chi per primo ha scelto di portare alla luce la verità, hanno deciso di opporsi al principio mafioso ognuno secondo la propria personale predisposizione o competenza professionale, uomini e donne che nel tempo hanno dato parola e volto alla denuncia e alla lotta antimafia. È di loro che parla questa mostra, che trae spunto dall’apparato fotografico del saggio di Vadori. Il mio desiderio era quello di poter dare anch’io una voce a questi guerrieri della parola e dell’azione. Ho cercato di farlo nella maniera che mi era più congeniale, attraverso i miei occhi e l’obiettivo fotografico.
Ritrovarmi oggi a presentare la mostra nei locali della Camera dei Deputati è, oltre che un’emozione, un privilegio che cinque anni fa avrei detto inimmaginabile. Uno dei luoghi simbolo del sistema politico italiano, uno dei bracci operativi del nostro Parlamento, il luogo dove il popolo italiano viene rappresentato e dove, chi ci rappresenta, lavora ogni giorno per tutelare l’interesse della collettività. Pensare che un contesto come questo ospiti una mostra che promuove la legalità è particolarmente significativo, assume un valore ancora più importante, in quanto dimostra la volontà nelle nostre massime Istituzioni di divulgare una “cultura” dell’onestà e della legittimità contro ogni forma di collusione.
Ringrazio di cuore quanti hanno fatto in modo che questo cammino mi portasse qui, a partire da Ivan per il percorso di crescita personale, oltre che professionale, che mi ha permesso di intraprendere; l’Associazione Culturale “Coro le Colone” per aver creduto fortemente nel progetto; la Regione Autonoma FVG che ha patrocinato l’iniziativa, il Consiglio Regionale del FVG per la preziosa collaborazione e la Fondazione Friuli, per la fiducia ed il fondamentale sostegno; non ultima la Segreteria della Camera dei Deputati per la disponibilità e l’onore concessomi.
Le foto della mostra sono accompagnate dalle dichiarazioni dei 18 protagonisti, tratte dall’omonimo libro, scritto dal giornalista d’inchiesta Ivan Vadori.
“Quando ho contattato Giovanni Impastato, il fratello di Peppino, per attingere al materiale radiofonico scritto e prodotto per le trasmissioni di Radio Aut, luogo principe d’attività di Peppino, ho appreso che gli archivi del fratello erano stati presi e fatti scomparire dai carabinieri. Ci poteva stare che lo avesse fatto Badalamenti -continua Vadori-, ma che fossero responsabili esponenti dello Stato, l’ho trovato estremamente grave. Dalle mie ricerche emergono molti collegamenti tra le indagini di Peppino e la strage di Alcamo Marina del 1976, dove furono uccisi due carabinieri. L’attivista cercava la verità dei fatti, mentre altri lo accusavo di essere un terrorista addossandogli addirittura d’essere colpevole di questo misfatto.
Ancora oggi si cercano i veri responsabili mentre quattro innocenti hanno pagato con o con parte della loro vita. Gli intrecci della vita di Impastato arrivano ai giorni nostri, ad Andreotti, a Carminati, ai legami tra la politica e la mafia del Brenta. Questo lavoro di ricerca è divenuto prima la mia tesi di laurea, poi approfondito ha preso forma di documentario ed infine attualizzato nel libro “La Voce di Impastato. Da Peppino Impastato a Mafia Capitale, l’Italia sotto inchiesta”, corredato dalle fotografie dei testimoni e dei luoghi ad opera di Elia Falaschi. Un’immagine racconta più di mille parole ed anche Peppino denunciava i malaffari con le fotografie, ad esempio quando contrastava la realizzazione della terza pista dell’aeroporto di Punta Raisi. Il metodo giornalistico d’Impastato era: raccogliere più fonti possibili, confrontare i dati e cercare il filo rosso che collegava Politica, Denaro, Mafia. Dopo aver realizzato le sue inchieste, informava il suo paese divulgandole con ogni mezzo possibile (incontri, stampa, radio) e attaccava i mafiosi con la sua pungente ironia. Finché si trattava di perdere denaro il boss Badalamenti non reagiva, poiché disponeva di ingenti somme; ma non poteva accettare di perdere consenso sociale. Peppino conosceva nei dettagli Cosa Nostra poiché suo padre ne faceva parte e ciò fa di lui il primo attivista antimafia discendente da una famiglia mafiosa.
Dopo tante tappe e incontri con l’Italia migliore e all’Estero, che ci hanno accolto a braccia aperte alle presentazioni di questo progetto, oggi siamo tra le mura della Camera dei Deputati, nello Stato, il posto che questo attivista merita. A 15 anni Peppino ha scoperto cosa fosse la mafia ed ha preso l’impegno con sé stesso di contrastarla per tutta la durata della sua vita. Così ha fatto. Come sappiamo la sua esistenza terrena è stata purtroppo breve e se non ci fossero state la rettezza morale, il coraggio e la determinazione di mamma Felicia per scoprire la verità e rendere giustizia a suo figlio, egli rischiava di essere archiviato come terrorista. Oggi ravvedo in Paola Deffendi, mamma di Giulio Regeni, a cui il libro è dedicato, lo stesso dramma e la stessa lotta di mamma Felicia. Peppino è un modello di coerenza e determinazione per le nuove generazioni. Sono felice di essere riuscito, insieme ad Elia Falaschi, ad omaggiare la figura e la persona di Impastato portando questa mostra nella Sala del Cenalo della Camera dei Deputati, nel cuore delle Istituzioni, il luogo che dovrebbe essere, prima di ogni altro, improntato su questi valori. Peppino è lo Stato in cui credo, quello che chiude le porte alla malavita e contrasta la mafia giorno dopo giorno e le apre alla cultura e alla partecipazione collettiva.”
Ivan Vadori, classe 1981, è giornalista free lance. Collaboratore de Il Fatto Quotidiano, Affari Italiani, Messaggero Veneto. Da sempre in prima linea a difesa dell’art.21, promotore della cultura antimafia. È stato nel direttivo nazionale dell’associazione Annaviva, l’unica in Italia in memoria della reporter Anna Politkovskaja. E’ referente per il nord est di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato.
Elia Falaschi, classe 1980, è fotografo professionista specializzato in fotografia di spettacolo, ritrattistica e architettura. Dal 2007 collabora con l’agenzia Phocus Agency per la quale segue eventi culturali, festival e rassegne. Al suo attivo numerose pubblicazioni su libri, riviste e testate giornalistiche. Ha esposto le sue foto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero.