Una condanna a morte per aver insegnato a scuola l’importanza dei diritti delle donne. Arrestato nel 2013 Juanaid Hafeez un professore di soli 33 anni del Pakistan verrà impiccato per essere stato “blasfemo”. Accade nel 2020 in un paese dove le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini. La petizione “Non impiccate il professor Junaid Hafeez” per sensibilizzare l’opinione pubblica al fine di evitarne la pena capitale è stato pubblicato sul sito Change.org da parte di Helen Haft una collega ricercatrice universitaria americana. La vicenda così drammatica spiega quanto sia importante sollecitare il governo pakistano affinché venga meno la barbarie di condannare un uomo attivista dei diritti umani. Junaid Haffez ricopriva l’incarico di docente universitario presso l’università Bahauddin Zakariya di Multan in Pakistan nella regione del Punjab. Da sette anni si trova in una cella di isolamento e il suo avvocato Rashid Rehman,che aveva accettato di difenderlo in tribunale, è stato assassinato. Il Pakistan è una nazione in cui vige la pena di morte per blasfemia e il rischio di subirne le conseguenze è altissima: basta una parola detta in pubblico che scatta subito la denuncia e l’arresto. Chi cerca di diffondere una cultura dell’inclusione, della difesa dei diritti universali, non ha la possibilità di difendersi. #GiustiziaPerJunaidHafeez è l’appello della petizione che chiede l’abrogazione delle leggi sulla blasfemia in Pakistan. È impensabile che si possa accettare una sentenza che privi la vita ad un intellettuale la cui coscienza lo ha portato a difendere principi di civiltà a cui l’umanità non può prescindere.
Dal Pakistan giunge anche un’altra notizia che ha dell’incredibile: due operatrici sanitarie impegnate nel somministrare il vaccino contro la poliomelite nei bambini sono state assassinate da uomini armati. I talebani cercano di impedirne la profilassi e dal 2012 sono state uccise ben 94 persone, nella maggioranza donne, incaricate di vaccinare la popolazione. Un’azione da condannare senza indugio. L’umanità non può accettare che vengano assassinate delle donne la cui unica “colpa” è quella di salvare delle vite umane.