Quando si parla del pestaggio mediatico cui è stata sottoposta nelle ultime settimane, dopo la pubblicazione di alcuni post sulle pagine social di Matteo Salvini, Jasmine Cristallo, coordinatrice delle “Sardine” calabresi, racconta di non sentirsi una vittima “le vere vittime – dice – sono le donne che hanno subito materialmente stupri o sono state uccise dai loro compagni. Ciò che mi ha fatto male è che mia figlia abbia letto quei commenti. Quella di scrivere a Salvini è stata una reazione d’indignazione”.
Perché avete scelto Riace come prima manifestazione in Calabria delle “Sardine”? Cosa rappresenta per voi?
“Anche se sono referente nazionale delle “Sardine” vorrei dire cosa rappresenta per me Riace. Ho trascorso lo scorso anno quasi tutti i weekend a Riace ed ho seguito tutto l’esilio, perché mi piace definirlo tale, di Mimmo Lucano fuori dal suo Comune. Quindi Riace per me è un luogo dell’anima. Al di là di ciò che sarà la vicenda giudiziaria, il Comune della locride rappresenta un simbolo in quest’epoca così complessa, ed i simboli rappresentano l’unica strada per poter veicolare alcuni messaggi. Riace è simbolo d’accoglienza e lo è per l’intero mondo, un modello virtuoso che è stato studiato nelle università, l’unico con le caratteristiche giuste per cui si possa parlare d’integrazione reale e poi ha portato un’immagine positiva all’estero della Calabria. L’utopia di Mimmo ha dato a questa regione una rilevanza internazionale con temi che a noi sono cari, ma che adesso sembrano così lontani, per questo manifesteremo lì”.
Cosa pensa di tutta la vicenda del modello Riace e di Mimmo Lucano?
“Non posso argomentare sulla vicenda giudiziaria perché non sono una giurista. Conosco alcuni passaggi del percorso giudiziario ed in alcune cose intravedo la differenza tra diritto positivo e diritto naturale. Io ogni volta che penso all’episodio processuale delle carte d’identità penso a Becky Moses, morta nell’incendio della baraccopoli di San Ferdinando. Quello che è rimasto di lei è una carta d’identità che Mimmo Lucano gli aveva consentito di avere. Quel documento lo aveva ottenuto grazie a quella disubbidienza. Quando si viola la legge è giusto affrontarne le conseguenze, però c’è una legge che ha a che fare con l’umanità e che non possiamo dimenticare”.
Come “Sardine” ha dichiarato che non appoggerete alcun candidato alla presidenza della regione alle prossime elezioni del 26 gennaio. Come si cambia la politica in Calabria visto che quasi sempre centro destra e centro sinistra sono risultati intercambiabili nel modo di amministrare?
“Questa è una cruda verità. Dovremmo cambiare l’approccio alla politica. Qui tutto è necessità e la necessità porta al voto clientelare, se non c’è lavoro e non si cambia la politica globale che porti ad un riscatto di questa terra, avremo sempre un voto frutto di clientele e non d’opinione. La prima cosa che le “Sardine” possono fare è risvegliare nelle persone la volontà di partecipazione. Il popolo sovrano dovrebbe essere questo, chi in qualche modo partecipa attraverso degli atti delle pratiche che possano essere portate avanti anche attraverso l’associazionismo, per portare avanti le vere istanze di popolo, senza doversi trovare davanti a spartizioni della nostra terra sempre con gli stessi nomi e gli stessi attori”.
Lei in una dichiarazione, a proposito delle parole d’odio che spesso vengono usate, ha detto che bisogna bonificare il dibattito pubblico, in che modo?
“Innanzitutto bisogna fare in modo che chi ha voce in capitolo oltre a chi porta istanze nelle piazze, prenda posizione rispetto a determinate dinamiche. Quando noi pensiamo alla “bestia” di Salvini e tante inchieste giornalistiche hanno mostrato come funziona quello strumento di propaganda, ci deve essere qualcuno che argini questo sistema. Ho potuto verificarlo quando in pochissimo tempo sulle mie pagine social sono stata aggredita da tantissimi profili fake. Ritengo che sotto il profilo sociologico l’Italia non sia così, in quanto non c’è la percezione di ciò che è reale e ciò che è online. Quindi bisogna fare in modo che questi strumenti non rovinino la cultura di un intero popolo”.
Che messaggio lancerete domani da Riace?
“Che Riace non vuole essere il festival del buonismo, non è un ingenuo atto di testimonianza, vogliamo mettere in campo la lotta sociale, la mobilitazione collettiva, perché vorremmo un mondo altro. E’ chiaro che ci sono delle cose da mettere a posto, ma non lo fai terrorizzando o facendo leva sulle fobie sociali, in questo modo si creano solo tante altre insicurezze ed anche situazioni di pericolo”. Il caso Luca Traini insegna.