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Inseguire la complessità e indagare sotto la superficie. Intervista al tutor Giorgio Mottola

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Oggi conosciamo meglio Giorgio Mottola, inviato di Report Rai3, che entra nella nostra squadra di tutor. Attraverso le risposte alle nostre cinque domande scoprirete la sua idea di giornalismo e cosa si aspetta dagli under30 con i quali si troverà a lavorare. Chi arriverà in finale del nostro concorso, infatti, avrà l’opportunità di essere accompagnato dai nostri tutor nella realizzazione della propria inchiesta. Dalla nostra esperienza, questo scambio tra giovani talenti e professionisti del giornalismo investigativo è sempre sorprendentemente arricchente per entrambe le parti.

Perché ha accettato il ruolo di tutor del Premio Morrione? Che cosa significa per te?
Perché chiunque provi a fare questo mestiere ha un debito di riconoscenza verso l’insegnamento e l’esempio morale di Roberto Morrione. In sua memoria non poteva che nascere un premio che non è una celebrazione autoreferenziale del giornalismo ma un’opportunità e uno stimolo per i giovani giornalisti – e soprattutto per i loro tutor – ad essere migliori di come il mondo dell’informazione oggi ci costringe ad essere in questo Paese.

Cosa ti aspetti dal giovane under 30 che seguirai nella realizzazione dell’inchiesta?
Che abbia il coraggio di osare e di non seguire sentieri già tracciati. Che non abbia timore di rompere il muro dell’omologazione professionale e culturale.

Quando hai capito che la tua professione sarebbe stata quella giornalistica?
Quando dalle mie parti, in un piccolo paese del Sud, venivano seppelliti rifiuti tossici nei terreni e tutti negavano la presenza e il ruolo della camorra. A volte è importante anche solo dare una mano a chiamare le cose con il loro vero nome.

C’è una inchiesta che consideri un esempio da seguire? Se si, quale e perché?
L’inchiesta sulla morte del bandito Giuliano di Tommaso Besozzi. Smascherò le bugie di Stato sulla ricostruzione dell’omicidio, smentendo punto per punto la versione ufficiale con testimonianze e ricerche sul luogo. Il lavoro di Besozzi ci ha insegnato che esistono sempre due verità: quella del Potere e quella che va cercata. La lezione vale oggi più che mai.

Cosa consigli a chi in questo momento sta scrivendo il progetto di inchiesta per il nuovo bando?
Se il mondo dei vecchi e nuovi media ci costringe a vivere sotto la dittatura della semplificazione, occorre inseguire sempre di più la complessità. Provare a ricostruire in modo “illuministico” la catena causale degli eventi, indagando sotto la superficie consolidata del reale. Non temere mai di essere il primo e il solo a mettere in discussione la “versione ufficiale”.

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