Colpo di stato o deposizione di un regime? Quando si parla di Bolivia, da qualche settimana a questa parte, è questa la domanda più frequente. Il 10 novembre 2019 difatti, dopo tre mesi di violenti scontri e di proteste in piazza, Evo Morales è fuggito dalla nazione seguito dal vicepresidente, dal presidente del Senato e dal presidente dell’assemblea nazionale. Le sommosse non sono però cessate. Il 12 novembre scorso Jeanine Anez Chavez, vice-presidente del Senato e tra le principali esponenti dell’opposizione è stata insignita della presidenza di un nuovo governo della Bolivia.
Morales era alla guida del Paese da quattordici anni ma dopo le ultime elezioni, contestate per possibili brogli in fase di scrutinio, aveva ottenuto, così scrivono alcuni media locali, con molte polemiche il suo quarto mandato. Da quel momento sono partite le contestazioni, guidate, sempre secondo la stampa locale, da Luis Fernando Camacho un multimilionario di estrema destra proveniente dai movimenti fascisti della regione di Santa Cruz. Gli Stati Uniti avrebbero incoraggiato l’azione di Camacho per via dell’interesse negli scambi commerciali con la Bolivia, in particolare modo per il litio, un prezioso minerale considerato come la fonte energetica del futuro. Camacho ha goduto dell’appoggio della Colombia, del Brasile e dell’opposizione venezuelana e il suo intento è quello di eliminare i nativi dal suo paese e dal governo. Il nuovo governo difatti non ha nativi nel suo organico e da novembre si registra un numero sempre più elevato di violenze inter-etniche nel Paese.
Una situazione difficile non solo per chi si trova in Bolivia ma anche per chi vorrebbe farvi ritorno. Come nel caso del sacerdote nativo Don Jose Luis Funes che non può far ritorno nella sua nazione in quanto ciò potrebbe mettere a repentaglio la sua vita. Si trova in Italia, nell’ambasciata Boliviana in Vaticano e ci ha così raccontato la sua esperienza.
Qual è la sua situazione? Perché non può tornare in Bolivia?
La mia situazione purtroppo è molto complicata, in sostanza non posso tornare in Bolivia da quando Evo Morales non è più presidente e prestare servizio alla popolazione dei Aymara. Si tratta di una popolazione nativa che vive prevalentemente nelle vicinanze del lago Titicaca. Ho sempre lavorato nei campi con loro e gli sono stato vicino per svolgere le mie funzioni di sacerdote e vorrei poter continuare a farlo. Però sono già stato avvisato che in caso di ritorno in Bolivia corro pericolo di vita, o di detenzione, non appena dovessi varcare i confini dell’Aeroporto di Cochabamba.
Perché si trovava in Italia quando Morales è stato deposto da presidente della Bolivia?
Perché, come sacerdote stavo rappresentando lo stato Plurinativo della Bolivia nell’ambasciata boliviana che si trova nella Santa sede, in Vaticano. Le mie funzioni qui in Italia sarebbero dovute terminare il 31 dicembre 2019, in quella data avrei dovuto far ritorno in Bolivia, ma dopo quanto successo, come dicevo, non posso più farvi ritorno.
In Italia la domanda che molti si fanno è: quello in Bolivia è stato un colpo di stato o la deposizione di un regime? Cosa può dirci in merito dal suo punto di vista?
Senza ombra di dubbio si è trattato di un colpo di stato. I giornali non ne parlano ma sono morte 34 persone uccise con armi da fuoco. Oltre mille sono state ferite quel giorno. Nei giorni seguenti molti sono stati incarcerati in prigioni clandestine e moltissimi ragazzi sono stati torturati fino alla morte. I loro corpi sono stati poi scaricati da elicotteri in volo nei pressi della foresta Amazzonica Boliviana. Ci sono testimoni che dicono che altri sono stati portati in Siberia. Questo perché se non hai i corpi delle vittime non si può parlare di criminalità organizzata…
Da quanto tempo si trova ospite presso l’ambasciata boliviana in Vaticano? In Bolivia di cosa si occupava?
Mi trovo in Italia da due anni, qui sono il primo segretario dell’ambasciata della Santa Sede. Le mie attività in Bolivia sono state sempre quelle di lavorare nei campi con i miei fratelli agricoltori, raccogliendo i frutti dei raccolti e celebrare la messa in lingua Quechua.
Si dice che Luis Fernando Camacho, che ha guidato il “colpo di stato” contro Morales, sia un multimilionario di estrema destra proveniente dai movimenti fascisti e che gli Stati Uniti di Trump lo hanno sostenuto. È preoccupato per l’attuale situazione nel suo paese?
Molto, sono veramente molto preoccupato. Luis Camacho, Pumari de Potosi, Tabella Quisbert ex presidente della Giustizia, Arturo Murillo attuale ministro dell’Interno, Il ministro della difesa Lopez e la presunta presidente della Bolivia Jeanine Anez Chavez: hanno messo a capo della banda presidenziale un militare golpista, capitanato dal presidente americano Trump. Perchè? Per interessi. In Bolivia si concentra il 70% delle riserve mondiali di Litio che è la fonte energetica del futuro. Temo che a poco serviranno le prossime elezioni che si terranno il 3 maggio per l’elezione del Presidente e dei membri del Parlamento, di sicuro ci saranno frodi elettorali.
Che tipo di aiuto si aspetta dell’Italia per la sua situazione?
Che ci sostenga, ma soprattutto che aiuti a diffondere la verità su quello che succede in Bolivia.