Barbablù non è mai morto. La fiaba nera rivive sul palco del Piccolo Teatro di Catania

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Barbablù non è morto. Lo ribadisce la versione teatrale di una fiaba nera che, come tutte le fiabe ha un finale positivo nel Male che viene sconfitto dal Bene. Nella realtà però così non è, visto l’alto numero di femminicidi che le cronache fanno registrare. Così chiamato dal colore della sua incredibile barba, il protagonista di una delle fiabe più inquietanti della tradizione, trascritta da Charles Perrault nel XVII secolo, con il cui soprannome veniva appellato il tristemente famoso serial killer francese Landru, ritorna in versione teatrale nell’opera “Barbablù”.

Ispirato ad un personaggio realmente esistito traslato nella celebre fiaba, rielaborato e approfondito da Costanza Di Quattro in un testo moderno e raffinato, Barbablù è intensamente impersonato dal poliedrico cantautore e attore siciliano Mario Incudine che, con gelida e tagliente crudezza, tra fiaba e realtà, si confida, si confessa, fin nei ributtanti dettagli, rivelando la sua fragilità di uomo, figlio non amato. Ferito nell’anima si aggira tra le sue sette vittime, simbolicamente colte nel loro ultimo istante, in uno scenario da incubo, sottolineato dalle musiche originali di Mario Incudine eseguite in diretta da Antonio Vasta, creando scenari orridi e pietosi, sulla traccia della regia visionaria e puntuale di Moni Ovadia.

Lo spettacolo rappresenta l’eccidio, ma indaga sottilmente sulle ragioni dell’omicidio reiterato, sull’istinto animale che sovrasta la ragione, sul maschio che uccide la femmina. Tema tragicamente attuale, nel mirino della letteratura, del teatro, del cinema. Perché i Barbablù uccidono? La sequenza delle morti violente nella pièce è reiterata, come un leit motiv ossessivo, in un angosciante racconto in prima persona dell’uomo dalla barba blu, seduttore e carnefice di donne dai preziosi nomi di fiore, belle, giovani, immolate al suo insano bisogno distruttivo del genere femminile. Le sposa e poi le uccide.

Ma l’ultima lo tradirà, tradirà il suo terribile, macabro segreto varcando la soglia proibita, dietro la quale erano celati i corpi delle mogli assassinate. Tradita a sua volta dalla chiave insanguinata, condannata a morire dallo sposo mostruoso, le viene concesso un momento di preghiera durante il quale invece invocherà l’aiuto dei suoi fratelli che riusciranno ad arrivare in tempo, uccidendo il marito e salvando la vita della sorella. Una fiaba dark intrisa di sangue e violenza con una suspense degna del miglior Hitchcock, che svela il suo legame di attualità, chiaramente enunciato durante lo spettacolo con una sfumatura in più di intento didascalico, incastonata in un drammatico rituale ripetitivo del femminicidio, che già di per sé chiariva le inevitabili associazioni con il nostro tempo. Lo spettacolo presenta una chiave di lettura interessante, ben condotta e sostenuta dalla centralità dell’interpretazione di Mario Incudine che ha saputo trasmetterci l’anomalia psicotica del killer sfumandola nella fallacia umana, lasciandoci con un senso di inevitabile angoscia per la continuità allarmante del fenomeno.

BARBABLU’

di Costanza Di Quattro

Con Mario Incudine e con le voci fuori campo di

Marianella Bargilli, Roberta Caronia, Lella Costa, Elisa Di Dio, Mirella Mastronardi, Elisabetta Pozzi, Amanda Sandrelli, Silvia Siravo, Pamela Villoresi.

Musiche di Mario Incudine

Eseguite dal vivo da Antonio Vasta

Costumi e installazioni Elisa Savi

Luci Daniele Savi

Regia Moni Ovadia

Regista collaboratore Giampaolo Romania

Produzione Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano

Al Piccolo Teatro della Città – Catania


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